Il perugino si ripete e raggiunge ancora il terzo turno agli Internazionali dopo una grande prova contro Dimitrov

foto Felice Calabrò
ROMA – Ah, se tutti i tornei si giocassero a Roma… Un anno fa Francesco Passaro, perugino doc, superò le qualificazioni e in tabellone batté al tie break decisivo Rinderknech e Griekspoor prima di infrangersi, sempre 7-6 al terzo set, sul portoghese Borges. Dodici mesi dopo, la storia si sta ripetendo: beneficiato questa volta di una wild card, Passaro ha debuttando superando in tre set Tseng e oggi ha spazzato via in due set il genio un po’ offuscato di Dimitrov, numero 15 del mondo, già battuto al primo turno dell’Open d’Australia (ma in quella occasione il bulgaro si ritirò dopo aver perso il primo set). «Certo, giocare in casa mi piace molto – le prime parole di questo ragazzone di 24 anni, dal profilo antico – il tifo a Roma è sempre straordinario, ogni volta che sono in difficoltà mi regala energie inaspettate. Contro Grigor (il quarto top trenta battuto da Passaro in quattro incontri, nda) l’esperienza della partita di Melbourne mi è servita, soprattutto per capire come impostare il match. Sapevo di dover essere aggressivo, dovevo provare a comandare il gioco per tenerlo lontano dal campo. Credo di esserci riuscito al meglio, domani penserò a Khachanov, il mio prossimo avversario. E’ forte, studierò qualcosa, Roma deve essere il mio trampolino di… rilancio, si può dire così?».
Fermo quest’anno per quasi tre mesi a causa di un infortunio muscolare alla coscia destra (e nei giorni scorsi ha confessato di essersi consolato guardando e riguardando le partite vinte un anno fa a Roma), Francesco, allenato da Roberto Tarpani, sembra cambiato in meglio rispetto al 2024. «Forse ho più fiducia nelle mie possibilità, non ho paura di affrontare giocatori di livello più alto, mi sento forte di testa. Merito anche del gran lavoro che ho compiuto negli ultimi tempi con Nicoletta Romanazzi, la mia mental coach, e con lo psicologo Rinaldo Pasqua. Certi pensieri a volte mi frenavano, sto provando a contrastarli». Durante i mesi di assenza per infortunio, Passaro si è servito delle virtù di Giacomo Naldi, tra i protagonisti involontari del caso Clostebol che ha portato alla squalifica di Sinner. «Giacomo mi ha dato una grande mano nella fase di riabilitazione e confermo, mi piacerebbe che entrasse nel mio staff. Le eventuali polemiche attorno a questa scelta non mi interessano, non so cosa sia successo e non mi riguarda. Naldi è un grande professionista, per me conta solo quello».
Numero 101 del mondo (89 il suo best ranking), Del Potro e Federer i suoi idoli giovanili, Passaro punta sempre a fare meglio del 21º posto nel ranking di Francesco Cancellotti – l’umbro più forte nella storia del tennis moderno – e non si preoccupa se gli ricordano di far parte, almeno per ora, della seconda schiera tra gli azzurri di punta. «Ci sono i pro e i contro, sicuramente dove sono io si sentono meno pressioni rispetto ai vari Sinner, Musetti, si può essere relativamente più spensierati. Però, è chiaro, i più forti tolgono visibilità». La sicurezza di Passaro si incrina solo quando gli chiedono malignamente cosa preferirebbe nel suo futuro prossimo, tra i quarti di finale al Foro e la vittoria in Champions della sua Inter. «Beh – sospira – forse i quarti… però certo, per l’Inter sarebbe un’impresa straordinaria, io sono ancora giovane, avrò altre possibilità, non mi fate scegliere…»