Dopo la brutta sconfitta di Paolini a Wimbledon circolano voci su un divorzio da Marc Lopez

foto Ray Giubilo

Brutta sconfitta, quella di Jasmine Paolini. Brutta nel modo, in rimonta contro una giocatrice grintosa, coraggiosa, ma non certo imbattibile. Brutta perchè Jasmine stessa ha ammesso di aver perso il match soprattutto sul piano mentale: quello che ultimamente era diventato il suo forte. La (doppia) vittoria a Roma è stata importante, ma non può cancellare le delusioni di Parigi (fuori al quarto turno con Svitolina) e di Londra. «Devo fermarmi e resettarmi», ha detto in conferenza stampa, rabbuiata e delusa come poche altre volte. Resettare è verbo altrettanto brutto, va bene per computer e cellulari, meno per il cuore e la testa. Ha bisogno di riflettere, Jasmine, non di spingere un bottone. Magari di riflettere su certe scelte. Deve rassegnarsi a dosare forze che fatalmente con il passare delle stagioni non possono essere sempre le stesse. Ed è stata lei a dirlo: «forse avrei dovuto saltare Berlino», considerato anche che per lei si tratta quasi sempre di un impegno doppio: in singolare e a fianco di Sara Errani. Se non vuole rinunciare al doppio, può appunto ridurre il numero dei tornei.

Poi c’è il lato tecnico. L’esperimento con Marc Lopez non sembra dei più riusciti, non è scattato il feeling giusto, o forse lo spagnolo non sa trasmetterle quello che le trasmetteva Renzo Furlan: tranquillità, fiducia, una direzione tecnica univoca e sicura. Potrebbe nelle prossime ore arrivare la notizia di un divorzio, e magari in un futuro non troppo lontano quella di un rientro di Furlan nel suo team. Certe emozioni è un peccato interromperle. E poi c’è quel vecchio motto dello sport: squadra che vince, non si cambia. Riconoscere di aver imboccato una strada sbagliata, e aver la forza di tornare indietro non è sintomo di debolezza, ma di forza e intelligenza.