ROLAND GARROS – La possibilità di giocare senza pressioni sta dando una grossa mano allo scozzese, che batte Verdasco e vola nei quarti. Negli Slam è un cecchino: 13 quarti di fila!
Di Alessandro Mastroluca – 3 giugno 2014
Non ha ancora mostrato il suo miglior tennis. Ha anche provato a complicarsi la vita contro Fernando Verdasco, ma alla fine Andy Murray ha evitato la maratona come l'anno scorso a Wimbledon. Andy Murray ha chiuso in tre set, 6-4 7-5 7-6, anche se gli sono servite più di tre ore per centrare i quarti al Roland Garros per la quarta volta in carriera. “Ho cercato di giocare più aggressivo, perché sapevo che avrei sentito un po' di stanchezza nelle gambe – ha spiegato Murray, in campo per il terzo giorno consecutivo dopo la battaglia contro Kohlschreiber al terzo turno – L'atmosfera è stata splendida, mi sono divertito moltissimo, abbiamo giocato alcuni punti straordinari. Alla fine mi sono un po' innervosito e sono felice di essere riuscito a vincere senza perdere un set”. Di certo l'atmosfera sarà ancora più esaltante, almeno per gli spettatori neutri, nel quarto di finale contro Gael Monfils. Murray ha vinto tre dei cinque scontri diretti, ma ha perso due volte su due a Parigi, al Roland Garros 2006, al suo debutto alla Porte d'Auteuil, e a Bercy nel 2010, nell'ultima sfida. Lo scozzese è stato senza dubbio più solido nei punti chiave. Il match avrebbe potuto durare una mezz'oretta in meno se Murray avesse trasformato qualche palla break in più. L'unico Fab Four ancora senza una finale in un grande torneo sulla terra rossa, che non ha mai vinto un titolo su questa superficie, ne aveva mancate 15 su 18 nella semifinale contro Nadal del 2011, ma stavolta le occasioni mancate non hanno pesato così tanto.
L’ENIGMA CHE NON SI ABBRONZA MAI
E’ parsa una partita a specchio: Verdasco ha la stessa tendenza di Murray di alzare la gamba perno prima di caricare il rovescio bimane e di ruotare il polso prima di portare il dritto. Dopo lo scambio di break e controbreak in avvio, Verdasco finisce per perdere il servizio nel nono game, complice anche il modesto 43% di punti con la seconda. Murray si affida al suo colpo migliore, il rovescio, per stampare le due accelerazioni che gli valgono il break del 5-4 e per convertire il primo set point. È ancora più propositivo nel secondo set, che non a caso conclude con 13 vincenti e 19 errori, rispetto al bilancio di 11-13 dello spagnolo. Verdasco prende coraggio e viene a rete per evitare il break del 5-4, ma il sorpasso è solo rimandato al successivo turno di battuta. Il punto chiave si rivela più lungo del previsto perché Murray colpevolmente si ferma dopo l'accelerazione di rovescio lungolinea e sbaglia a valutare la traiettoria del lob difensivo dell'avversario che resta dentro e lo costringe a ricostruire lo scambio da zero. Il 7-5 diventa realtà alla terza occasione: Verdasco salva la prima col lo smash, ringrazia Murray per l'errore col suo colpo migliore, ma si inchina al chirurgico lungolinea di rovescio dello scozzese che firma il break in apertura di terzo sul rovescio stanco e affossato a rete da Verdasco. L'incitamento dell'isolato tifoso che urla “Vamos Fernando!” non basta all'iberico, che trova un Murray sempre più solido con i colpi di sbarramento. Così sul 4-2, Murray sembra avviato a una facile vittoria, ma se un blogger scozzese l'ha definito “un enigma dentro un mistero racchiuso da un involucro di pelle che non si abbronza mai” una ragione ci sarà. Una parte della ragione è nel punto che chiude il settimo gioco. La seconda di Verdasco rimbalza nettamente sulla linea e Murray, che non può arrivarci, si avvia al cambio campo. Il giudice di linea, però la chiama fuori; l'arbitro Pascal Maria conferma che la palla è buona ma vuole far ripetere il punto. Verdasco è furioso, e si rivolge direttamente al supervisor: “Con te non ci parlo!” sbraita. A questo punto è Murray che risolve la questione e concede il punto all'avversario. Un gesto che avrebbe potuto costargli perché, dopo aver mancato 10 palle break negli ultimi tre turni di risposta, Murray perde il servizio: 4-4, tutto da rifare. E più di qualche tifoso inglese avrà iniziato a temere che la partita avrebbe toccato (e magari superato) le 4 ore e 7 minuti che ha impiegato per battere Kohlschreiber. Il set si trascina al tiebreak. Murray apre con un passante strepitoso, preludio all'allungo sul 3-0, si fa raggiungere sul 3-3 ma in queste fasi è la testa che fa la differenza. E ancora una volta, il temperamento di Verdasco, l'incapacità di mantenere la freddezza nei momenti caldi che ha generato un soprannome sarcastico (Perdasco), lo condanna. Si vede tutto nei due gratuiti che regalano gioco, partita e incontro allo scozzese che comunque chiude con 3 vincenti in meno (35 contro 38) e cinque errori in più (50 a 45).
MURRAY, CHE REGOLARITA’
Il match ha dimostrato con sufficiente valenza euristica perché Murray ha battuto Verdasco 10 volte su 12 (è il terzo giocatore con cui ha vinto più di 10 confronti, dopo Federer e Simon). Considerato che non si erano mai affrontati sulla terra, superficie migliore per lo spagnolo, Andy ha più di qualche ragione di ottimismo. Ha raggiunto i quarti per la 13ma volta di fila negli ultimi 13 Slam giocati ed è al terzo posto assoluto nella classifica di vittorie al Roland Garros per i giocatori britannici. Dovesse arrivare in semifinale, aggancerebbe Bunny Austin al secondo posto a quota 23, a cinque successi da Fred Perry. Il successo contro Verdasco (n. 25 ATP) premia la costanza di Murray negli slam: è dallo Us Open 2010, l'ultimo major in cui è uscito prima dei quarti, che non perde da un avversario con una classifica così bassa (allora Wawrinka era sceso al numero 27). Da allora, negli Slam ha perso sempre solo contro un top-10. Nei quarti dovrà superare il pubblico ostile e lo showman che è il giocatore peggio classificato da cui abbia mai perso al Roland Garros. Certo, si può discutere se la scelta ideale del nuovo coach per l'ultimo scatto sul rosso possa davvero essere Amelie Mauresmo, che ha ricevuto l'endorsement di Chris Evert. “Andy farebbe bene a scegliere una donna – ha detto – Il fatto che non sia accaduto spesso (che una donna abbia allenato un uomo, ndr) non vuol dire che non funzionerebbe, secondo me sarebbe davvero interessante. Non so se a livello caratteriale Andy e Amelie potrebbe trovare il feeeling necessario ma sicuramente lei ha un sacco di esperienza da potergli trasferire”. Mauresmo ha aiutato Bartoli a completare il trionfo a Wimbledon, ma a Parigi ha sempre sofferto proprio per quell'inconsistenza mentale che ha messo fuori causa Verdasco e che lo stesso Murray ha pagato per anni sull'erba londinese della cattedrale del tennis. L'inconsistenza, però, è un lusso che non potrà permettersi contro Monfils.
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