ESCLUSIVO! Il WTA siciliano rischia di sparire, ma può restare in Italia grazie all’intervento (tardivo?) della FIT. L’alternativa è Kuala Lumpur: il contratto è già pronto.
Il filmato promozionale dell'ultimo torneo di Palermo
Di Riccardo Bisti – 28 settembre 2013
Si può paragonare un torneo di tennis a un figlio? Si può volergli bene allo stesso modo? Il paragone è blasfemo, ma rende l’idea di quanto gli organizzatori del WTA di Palermo tengano alla loro creatura. Questo amore, un po’ folle e irrazionale (ma gli amori devono essere anche così, giusto?), è la chiave per interpretare una storia che – salvo miracoli – porterà via da Palermo l’unico torneo WTA sul suolo italiano (Roma a parte). A meno di 48 ore dall’Assemblea dei soci del Country Club, in programma oggi alle 15.30, è arrivata la notizia-bomba: la FIT ha effettuato una proposta per rilevare il torneo. “In verità, abbiamo chiesto di acquistarlo – ha riferito Angelo Binaghi – ma ci hanno detto che non è in vendita”. A quel punto, l’offerta FIT è sostanzialmente identica (o quasi) a quella che porterebbe il torneo a Kuala Lumpur. Ma è opportuno andare a fondo alla storia. Una storia triste, perchè non sono bastate neanche le nostre campionesse a evitare un deficit sistematico. Ce l'ha raccontata Oliviero Palma, storico direttore del torneo. Insieme a Giorgio Cammarata, presidente del Country Club Palermo, le hanno provate tutte, rinunciando persino all’offerta d’acquisto di Gerry Weber, che in cambio di un milioncino avrebbe portato il torneo ad Halle. “Organizziamo l’evento da 26 anni, sempre con le nostre forze e l’aiuto di sponsor e Regione Sicilia. Quest’ultima interveniva sempre con contributi importanti, anche di 150.000 euro – racconta Palma – ma quest’anno è stato bloccato tutto, anche a causa dello scandalo dei Grandi Eventi che ha messo in luce le spese folli per i Mondiali di Golf, quelli di Scherma, nonchè i Giochi delle Isole. Un torneo come il nostro non può sopravvivere con i soli proventi di sponsor, biglietteria e diritti TV. C’è bisogno di ulteriori finanziamenti. Per questo, senza aiuti, l’edizione 2013 ha chiuso con un deficit di 80-100.000 euro”.
Non c’erano più chance per andare avanti, almeno solo con le proprie forze. Ma a vendere la licenza non ci pensano nemmeno. “Per questo abbiamo chiesto aiuto alla WTA. Abbiamo proposto un affitto dell’evento in modo da poterlo riprendere quando la situazione economica si sarà rimessa in sesto”. L’Associazione Giocatrici ha recepito il messaggio e ha messo in contatto Palermo con un organizzatore malese, lo stesso che gestisce il torneo WTA di Kuala Lumpur, che si svolge da 3 anni ma ha una data in affitto (presa in “prestito” da…Tokyo: pochi lo sanno, ma la capitale giapponese ha la licenza di due tornei). "Ci sono gli sponsor, è già tutto pronto. Affitto, cambio di sede, data e superficie. Il contratto è stato approvato dal Board WTA che si è riunito a New York lo scorso 27 agosto – continua Palma – mancano soltanto due passaggi: che la Malesia mandi i soldi del montepremi e la sigla del contratto, la cui firma è prevista per lunedì 30 settembre”. Ma visto che i malesi non avevano dato garanzie bancarie, il presidente del Country ha messo in mano la decisione ai soci, convocando l’Assemblea di oggi. Le alternative erano due: ripianare il deficit e andare avanti con le proprie forze oppure cedere a Kuala Lumpur in attesa di tempi migliori. A quel punto, il colpo di scena. “Mi chiama Sebastiano “Iano” Monaco, siciliano, vicepresidente FIT. Mi dice: ‘Sareste disposti a dare il torneo a noi alla stesse condizioni offerte dai malesi?’. Gli ho detto che poteva essere una soluzione, ma eravamo comunque vincolati ai soci. E’ così ci hanno convocato per il Consiglio di Presidenza”.
L’incontro si è tenuto giovedì a mezzogiorno: da una parte i vertici FIT, dall’altra Oliviero Palma e Giorgio Cammarata. “Come prima cosa ci hanno chiesto di comprare il torneo – continua Palma – ma noi abbiamo rifiutato perchè è una nostra creatura e la vogliamo portare avanti, ripartendo quando le difficoltà saranno terminate”. A quel punto, il dibattito è scivolato su altre proposte. Come detto, c’è già un pre-accordo con la Malesia, che prevede un affitto di 6 anni. “Alle stesse condizioni, se la WTA è d’accordo, è corretto darlo alla FIT. Ma non è una questione patriottica: semplicemente, affittando alla FIT, si tiene viva la speranza che il torneo possa continuare a giocarsi a Palermo”. Già, perchè l’intenzione della federtennis è quella di subaffittare l’evento alla Regione che offrirà il maggior contributo. “Allora abbiamo chiesto una sorta di prelazione: se la Sicilia fosse disponibile a investire, abbiamo preteso che il torneo continui a giocarsi nel nostro circolo”. Visto che i soldi non hanno colore nè odore, la proposta dovrebbe essere accettata, anche perchè un’eventuale prosecuzione a Palermo consentirebbe alla FIT di risparmiare sul contratto di locazione (40.000 euro anzichè 110.000). Tuttavia, la bozza di contratto con la FIT prevede un paio di clausole non previste nell’accordo con i malesi. In particolare, la federtennis ha chiesto di:
– Avere un diritto di prelazione nel caso il torneo dovesse essere messo in vendita.
– Spalmare i 6 anni di affitto in un 3+3. Al termine del primo triennio, solo la FIT avrebbe il diritto di decidere se andare avanti o meno. Con Kuala Lumpur, anche Palermo avrebbe avuto potere decisionale dopo il primo triennio.
“Su questo abbiamo accettato, anche perchè la soluzione-FIT è l’unica che offre la speranza di esserci anche nel 2014. Su tutte le altre clausole, invece, non possiamo transigere (arbitrato, sanzioni, spostamento delle sedi). Per questa ragione, abbiamo scritto a Binaghi per avere conferma che la FIT sottoscriva un contratto identico a quello di Kuala Lumpur, ad eccezione della clausole sopra citate”.
Palma vorrebbe tenere in vita la sua creatura. Una volta che il torneo è perduto, non gli cambia granchè se si gioca a Milano Marittima piuttosto che in Malesia. Ma per l’appassionato medio, il patriottismo conta eccome. Per questo motivo, l’intervento della FIT è fondamentale perchè dovrebbe tutelare la presenza di due tornei WTA in Italia. Ma sorge spontanea una domanda: che il torneo fosse moribondo si sapeva da mesi, se non da anni. Lo scorso dicembre, misero addirittura in vendita gli abbonamenti settimanali a 50 euro nel tentativo di aumentare l’incasso.
Possibile che la FIT sia intervenuta così tardi, ad appena 48 ore dalla decisione?
Ammetto di aver fatto anch’io questa riflessione, ma non voglio assolutamente pensare male. Forse pensavano che esagerassimo, due anni fa ci hanno anche anticipato il contributo della Regione, che è stato sbloccato solo di recente ma non lo abbiamo ancora intascato. E' possibile che abbiano sottovalutato il problema. La semifinale di Fed Cup al Circolo Tennis Palermo, poi, ci ha creato un piccolo danno. Forse gli organi centrali non vivono appieno la realtà di quelli periferici. Non penso che ci sia stata cattiva volontà, probabilmente hanno problemi più grandi. Poi, di fronte al rischio reale e immediato, si sono resi conti che sarebbe stato un peccato perdere un torneo così importante”.
Ma lei è contento della proposta che hanno fatto?
Me l’hanno chiesto anche loro. Obiettivamente non posso esserlo. Da direttore del torneo, avrei preferito che lo organizzassero loro, mantenendolo a Palermo, ovviamente tenendosi gli utili. Dovendolo affittare, Italia o Malesia non cambia nulla. L’unica ragione che spingerà a far propendere i soci per la FIT è la possibilità di tenerlo a Palermo se la Regione dovesse venirci incontro. Ci sarebbe una convenienza anche per la Federazione. Se lo diamo alla Malesia siamo sicuri di non tornare fino al 2017, forse al 2020. Così, forse, c’è ancora speranza”.
Come sempre, ognuno tira acqua al suo mulino. Da appassionati, ci auguriamo la sopravvivenza di Palermo. E' l’unico torneo che ha resistito in tempi di durissima crisi. Mentre altri eventi ATP-WTA cadevano come birilli (anche il maschile del CT Palermo, poi rinato come challenger, e poi morto nuovamente), il Country ha tenuto duro. Per questo meriterebbe riconoscenza. Allo stesso tempo, la FIT deve fare i suoi conti. Binaghi è convinto che il torneo si possa rilanciare e valorizzare: ha ragione da vendere. Forse, anche per questo, la federtennis avrebbe potuto accollarsi le spese per tenerlo vivo (come si sarebbe augurato Palma) e tenersi gli utili: l’esperienza degli Internazionali BNL d’Italia, che chiudono sistematicamente in attivo, avrebbe dato una mano. Senza contare il veicolo promozionale di SuperTennis (che peraltro è vicino al torneo sin dal 2009). La FIT ha preferito non assumersi il rischio, forse per strategia, forse perchè non crede più tanto in Palermo. Ma sorge spontanea una domanda: se il torneo dovesse restare in Italia (come è probabile, salvo colpi di scena in assemblea) e nessun ente locale offrisse cifre congrue, la FIT come gestirebbe l’evento? Lo organizzerebbe in proprio? E dove? A breve avremo tutte le risposte. Così come l’eventuale reazione di quel signore malese che ha lavorato tutto il mese di agosto per preparare un contratto che potrebbe essere utilizzato da altri soggetti. Ma pur di tenere in Italia il torneo, una brutta figura si può anche tollerare.
WTA PALERMO – LE OPZIONI IN ASSEMBLEA
I soci del Country Club Palermo saranno chiamati a decidere il futuro e hanno queste possibilità.
– Ripianare il deficit e andare avanti con le proprie forze a partire dal 2014
– Affittare la licenza a Kuala Lumpur e valutare un possibile ritorno nel 2017 o nel 2020.
– Affittare la licenza alla FIT.
In quest’ultimo caso (il più probabile, nonchè il più auspicabile), il torneo potrebbe restare a Palermo ma anche no. Nel 2017 ci sarebbe una ridiscussione (con la scelta solo a discrezione della FIT) e nel 2020 tornerebbe tutto in ballo.
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