Durante l’incontro con Jasmine Paolini, il nostro Fabio Colangelo ha affrontato una chiacchierata a 360°: obiettivi, difficoltà passate, il supporto dell’allenatore Furlan e il bel legame con le altre azzurre

Nel marzo di quasi quattro anni fa, Jasmine Paolini era impegnata in difficili e poco redditizi tornei da 25000$ in Brasile, dove chi scrive era presente al seguito di un’altra giocatrice, ed ebbe modo di conoscere meglio una ragazza molto determinata, ma allo stesso tempo sempre sorridente e umile. La chiacchierata non può che iniziare ricordando quelle settimane, con Jasmine che esordisce dicendomi “ti ricordi quando ci dissi che la Stefani (al tempo fuori dalle prime 200) giocava proprio bene il doppio? L’anno scorso quando vinse tutte quelle partite e arrivò tra le top 10 mi sono tornate in mente le tue parole!”. Ripensando a quell’episodio viene naturale chiederle cosa avrebbe pensato se in quel momento, impegnata a lottare nella “giungla” di tornei ITF per pochi punti e dollari, le avessero detto che tre anni e mezzo dopo ci saremmo ritrovati per un’intervista, forte di un titolo WTA vinto e con un best ranking tra le prime 50. La risposta non può essere che divertente, e rispecchiare il carattere di Jasmine che, senza pensarci un attimo esclama: “Sarebbe figo! Non ti nascondo che in fondo in fondo ci avrei sperato, però si, sarebbe figo è quello che ti avrei risposto!”.

Terminato il momento amarcord, l’attenzione si sposta sul passato molto più recente, dove si è trovata a gestire una situazione non facile di tanti punti in scadenza, con il pericolo di crollare in classifica e veder vanificato quanto di buono fatto nel 2021. “È stata molto dura psicologicamente, poiché ovviamente non ero abituata a pressioni di questo genere. Dopo uno Us Open sfortunato (ha pescato all’esordio Swiatek ndr) però mi sono convinta a tornare a casa e dedicarmi all’allenamento, e questo ha fatto la differenza. Nei mesi precedenti non avevo avuto modo di allenarmi quasi per niente a causa del problema al ginocchio, ma non me la sentivo di rinunciare a tutti i tornei dove ero in tabellone, e questo mi ha portata a non essere praticamente mai in buone condizioni. Durante i giorni di allenamento ho ritrovato la condizione fisica, e sul campo ho cercato semplicemente di concentrami su quello che dovevo fare e non sui punti in scadenza, anche se non ti nego che il pensiero non mi ha mai abbandonata. Con quella mentalità sono riuscita a giocare a Portorose dove difendevo la vittoria con inaspettata serenità, e grazie a quella serenità ho smesso di inseguire tornei e punti allenandomi ancora bene dopo Parma e raccogliendo i frutti del lavoro le settimane successive. Ma fidati che è stata veramente dura!!”.

Per deformazione professionale viene naturale chiederle quanto il suo bravissimo allenatore Renzo Furlan abbia inciso in queste scelte. Con la consueta sincerità la risposta è stata che, nonostante lei volesse continuare a giocare per inseguire i punti in scadenza, ha deciso con fatica di ascoltare i consigli del suo coach che le hanno permesso di rientrare a ridosso delle prime 50 del ranking. L’importanza di Furlan emerge anche nel prosieguo della conversazione. “Sono con lui da tanto tempo, e sono fiera di aver creduto in questo rapporto nonostante alcuni momenti non facili. Il fatto che lui abbia iniziato a seguirmi in pianta stabile sia negli allenamenti che nei tornei per me ha rappresentato una svolta, poiché siamo riusciti a dare molta più continuità al lavoro”.

Di obiettivi preferisce non parlare: “Sono tre anni che dico che non ho scadenze ad inizio stagione e faccio male, pertanto quest’anno sto zitta che è meglio!”, mentre quando per cambiare rapidamente argomento le viene chiesto quale tra le campionesse che ha incontrato l’ha più impressionata non ha avuto il minimo dubbio. “Swiatek! È impressionante la semplicità con cui gioca. Nelle donne non è cosi scontato giocare contro una che fa tutto molto bene e fa sempre la scelta giusta. Sabalenka per esempio serve forte e poi quasi sempre cerca di lasciarti ferma. Spesso le riesce, ma non si percepisce lo stesso senso di ordine che hai quando giochi contro la numero 1 del mondo. A mio avviso il motivo per il quale lei ora è di un altro livello rispetto alle altre è proprio quello. È più facile tenere il livello alto con continuità se giochi con ordine e semplicità. Nel mio piccolo, per le armi che ho a mia disposizione, che non sono quelle di una Sabalenka appunto, è quello che cerco di fare il più possibile e che voglio continuare a migliorare”.

La chiosa finale non può che riguardare la Billie Jean King Cup, dove venne convocata per la prima volta un po’ a sorpresa sei anni or sono. Siamo un bellissimo gruppo, cinque ragazze che si conoscono da tempo e sono cresciute e migliorate insieme. A Glasgow se ci fosse stata Camila saremmo stata l’unica squadra con cinque top 100, un fatto che quando ci abbiamo pensato ci ha inorgoglito non poco visto che arrivavamo dalla serie C”. Cogliendo un pizzico di rammarico su quanto questo fatto fosse passato inosservato, Jasmine si conferma una ragazza molto pacata ed equilibrata. “È evidente come l’attenzione sia maggiormente sui nostri colleghi, ma non è una polemica, è semplicemente un dato di fatto. Noi non possiamo far altro che ringraziare SuperTennis per lo spazio che dedica ai nostri tornei, e continuare a lavorare cercando di fare sempre meglio”. Parole molto mature di chi sa quello che vuole, e ha capito che con umiltà e lavoro può ottenerlo.