La semifinale di Doha lo proietta a 18 anni fra i primi 100 Atp (è il più giovane), e dietro i suoi successi ci sono anche i consigli e gli allenamenti con il numero uno del mondo

DOHA. La Repubblica ceca è un’officina tennistica che non chiude (quasi) mai: da Menzel e Drobny a Lendl e Mecir (che però era slovacco, ai tempi della Cecoslovacchia), da Korda a Berdych, solo per restare in campo maschile, perché in quello femminile la lista sarebbe davvero sconfinata e altrettanto, se non più illustre. L’anno scorso a Doha si era messo in luce Jiri Lehecka, giunto a un passo dalla finale (fu sconfitto in rimonta da Muarray), ora è il turno di Jakub Mensik, 18enne di Prostejov che battendo a sorpresa il numero 5 del mondo Andrey Rublev nei quarti del ‘250’ del Qatar – dopo aver superato proprio Murray in ottavi… – è diventato il più giovane fra i top 100 del ranking mondiale.

«Perché ho iniziato a giocare a tennis e non a hockey o a calcio? Be’, è una storia lunga», mi ha risposto un paio di giorni fa. «Ma te la faccio breve: davanti a casa mia c’erano due campi da tennis, io a quattro anni ero curioso di provarli e chiesi ai miei genitori di comprarmi una racchetta. A loro interessava solo che facessi sport e mi hanno accontentato. Poi a Prostejov c’è l’accademia federale più importante quindi è stato facile continuare».

Nel 2022 Jakub ha raggiunto la finale degli Australian Open junior e in quella occasione è stato notato da Novak Djokovic, il suo idolo, che lo ha invitato ad allenarsi con lui prima a Belgrado poi in Montenegro. «Che consigli mi ha dato Nole? Non ve li svelo…Non si trattava di un unico consiglio. È stato un insieme di piccole cose, quello che sta facendo di diverso fuori dal campo e in campo. Io mi limitavo a guardarlo e cercavo di analizzare la sua routine. Solo essere lì con lui e guardarlo mentre si allenava, il riscaldamento, è davvero fantastico. Non è solo perché mi ha dato dei consigli: “Devi fare così o così”, è come mettere tutte queste piccole cose nel percorso della mia carriera. Ancora adesso continuiamo a sentirci di quando in quando».

Vincitore di Denis Shapovalov al suo debutto in uno Slam a gennaio, superando Rublev è diventato anche il più giovane a battere un top 5 da quando Alcaraz nel 2021 sorprese Tsitsipas. Alto un metro e 91, possiede notevoli accelerazioni da fondocampo e un servizio martellante, ma sa piazzare anche drop shot maligni. Il suo è un tennis aggressivo, e stupisce la tenuta mentale con cui affronta avversari ben più esperti e navigati di lui, che tecnicamente è ancora un tennista junior. «Da cinque anni mi segue un mental coach, Dragan Vujovic, e insieme abbiamo lavorato molto bene. Ho delle tecniche che mi aiutano a rimanere concentrato e calmo in situazioni di pressione, ad esempio nei tie-break».

Stasera, secondo match dalle 16 italiane, in semifinale se la vede con quella vecchia lenza di Gael Monfils ( entrato con una wild card, nei quarti ha lasciato sei game a Humbert) e restare calmo gli servirà sicuramente moltissimo.