Una conferenza stampa straordinaria per dare a Wimbledon il proprio saluto : l’ex numero 9 del mondo ha deciso di dire basta

2025 The Championships,WimbledonPhoto © Ray Giubilo

Goodbye, Fabio Fognini. Il ‘Fogna’ è tornato a Wimbledon per annunciare a tutti, come aveva fatto capire dopo la sua ‘vittoriosa sconfitta’ con Alcaraz, che si la sua storia da atleta finisce qui, che si ritira dal tennis. Oggi tiferà per Cobolli sul Centre Court da cui è uscito al primo turno fra gli applausi, poi inizierà una nuova carriera da manager. «Flavio fa già parte della nostra agenzia, se verranno altri giovani sono pronto a dare loro i consigli che posso. Consigli alla Fognini, che riguardano soprattutto le cose più brutte, perché sono quelle che gli amici veri ti dicono in faccia». Il percorso da tennista gli ha regalato il successo a Monte-Carlo nel 2019, più altri 8 titoli in singolare, 9 in doppio, le tante grandi partite in Coppa Davis. E’ l’unico italiano ad aver raggiunto la top ten sia in singolare sia in doppio, di sicuro i suoi match, nel bene e nel mano, non sono mai stati banali. Mentre li ricorda ha gli occhi lucidissimi, Fabio, perché «staccarsi da quello che ho fatto per venti anni non è facile. Gli ultimi tre sono stati difficili, per gli infortuni, per le tante partite perse. La voglia di competere, come sempre, c’era ancora, ma non volevo che fosse il mio corpo a farmi dire basta». Non era questo il luogo che Fabio aveva scelto per il saluto alla sua carriera. «Speravo di poterlo fare a Monte-Carlo, nel torneo che ho vinto, vicino a casa, agli amici e alla famiglia. Ma non è stato possibile. La scorsa settimana è stata complessa, Flavia lavorava in tv, io ero solo a Milano, ho dovuto fare il papà a tempo pieno, non sono riuscito a rifletterci più di tanto. Poi ho preso la mia decisione e Flavia mi ha detto che spettava a me, che era il mio lavoro. Così ho deciso di tornare, e va benissimo anche qui, in questo che è il torneo più bello del mondo».

La cartolina dell’uscita del campo applaudito da tutto il Centre Court «da Alcaraz, da tutti che sono venuti a farmi i complimenti negli spogliatoi, non la dimenticherò mai. Anche perché c’era mio figlio, che dopo mi ha chiesto di portarlo a mangiare sushi, e insieme abbiamo parlato di tante cose, e di tennis ovviamente. Come partita la metto al terzo posto dopo il successo su Nadal rimontando due set agli Us Open e la vittoria su Murray in Coppa Davis a Napoli. Ma è stata tutta una carriera bellissima. Ho giocato con i tre più forti di sempre, e contro i due che lo diventeranno dopo di loro. Per me vincere uno Slam era impossibile, ma va bene così. Qualche errore l’ho commesso, ma fa parte del gioco, e ho provato emozioni difficili da raccontare. I momenti felici superano quelli tristi». Con qualche rammarico. «Con voi giornalisti a volte ho alzato una barriera, per difendere la mia sensibilità, e me ne pento. Oggi in certe occasioni mi comporterei diversamente, lo confesso. Ma sono sempre stato un ragazzo sensibile e ribelle, e spero di essere ricordato per quello, non per qualche racchetta spaccata». Arrivederci, Fabio.