Al via l’edizione numero 24 di “Un campione per amico”, la più longeva manifestazione educativa-sportiva del nostro Paese

ROMA – Quasi un quarto di secolo e non sentirlo. “Un campione per amico”, la più longeva manifestazione educativa-sportiva del nostro Paese, è pronta ad sbarcare per il 24º anno di fila – il 14º con Banca Generali al suo fianco – nelle piazze italiane, per trasmettere ai bambini delle scuole elementari e medie di dieci città, con la partecipazione di quattro grandi campioni in rappresentanza di calcio, tennis, pallavolo e rugby, il messaggio di uno sport “sano”, da praticare con serenità e con il sorriso, ponendo particolare attenzione all’inclusione e alla battaglia contro l’obesità infantile. Si comincia giovedì a Reggio Emilia, poi si andrà il 9 a Brescia, il 16 a Verona, il 30 a Vasto; nel mese di maggio questo evento sarà il 6 a Piacenza, il 14 a Monza, il 22 a Torino e il 29 a Rimini. Chiusura a novembre a Pistoia e Altamura.
Alla presentazione, ospitata dai saloni del Tennis Club Parioli – con Claudio Panatta a fare gli onori di casa – ad essere applauditi dai bambini della scuola “Nelson Mandela” c’erano Andrea Lucchetta («fatevi guidare dal cuore, il cuore non sbaglia mai», il suo messaggio), Ciccio Grazianiincontro troppi bambini che non praticano sport, bisogna cambiare»), Martin Castrogiovanni («noi campioni dobbiamo restituire alle nuove generazioni qualcosa di quello che lo sport ci ha regalato») e naturalmente il capitano («solo perché sono il più vecchio…») di questo team, Adriano Panatta, splendido settantaquattrenne. «Arrivando qua, mi sono ricordato – ha detto Adriano – di quando venivo in questo circolo in bicicletta dall’Eur, dove abitavo, per allenarmi. Era il 1962, le giornate erano lunghe e faticose, dopo tante ore a giocare a tennis dovevo tornare a casa e poi studiare, ma quelle sensazioni sono ancora bene impresse nella mia mente, forse sono anche più belle dei ricordi relativi ai tornei che ho vinto. Ecco, i ragazzi di oggi non sono paragonabili a quelli della mia generazione ma certe emozioni, la passione per uno sport, la voglia di emulare i campioni, restano fortunatamente uguali. Chi erano i miei idoli? Forse i soci più bravi del Parioli, che vedevo giocare… Poi sicuramente i grandi australiani di quei tempi, i vari Rosewall, Laver, Hoad. No, Pietrangeli no…».

All’ultimo nostro campione del torneo di Roma (anno 1976) impossibile non chiedere qualcosa su Sinner e gli Internazionali. «Su Jannik sono ottimista, tre mesi non sono tanti per un atleta professionista, questo periodo forzato di stop potrà fargli anche del bene. E’ molto maturo, forse anche troppo, a Roma si farà trovare pronto. Lui non c’entrava niente con la squalifica, è stato giusto trovare un accordo perché con la WADA non sai mai dove vai a finire. E poi, non è che i suo principali rivali stiano meglio. Alcaraz delude, Zverev non decolla, Medvedev è quasi scomparso, Fritz gioca bene solo sul cemento… Qualche nome nuovo invece mi sembra interessante, Fonseca mi piace molto, Mensik è più grezzo ma ha già cominciato a vincere tornei importanti, loro due con Sinner e Alcaraz potrebbero dominare i prossimi dieci anni. Gli Internazionali? Sulla terra battuta e sulla distanza dei tre set, le sorprese sono all’ordine del giorno. Non mi stupirebbe se vincesse un nome nuovo. E se non sarà Jannik, lui ci riuscirà il prossimo anno. Berrettini? Sono molto contento per Matteo, si è ripreso alla grande dopo i tanti infortuni, gli manca ancora qualcosa per tornare ai livelli della finale di Wimbledon però si capisce che ora i suoi avversari lo temono, è un segnale importante. A Roma può fare bene, al Roland Garros invece, giocando tre set su cinque, fa più fatica». Una battuta verso Graziani e il suo doppiopetto gessato («Ciccio, fammi vedere come ti sei vestito oggi…»), e poi via, a fumarsi una sigaretta in santa pace.