
Tuttavia, il bilancio del torneo dell’azzurro non può che essere positivo. La formula particolare ha reso i suoi tre match delle vere battaglie, con due tie-break a incontro e dei set vinti agevolmente. Resta il sospetto che con il punteggio tradizionale non avrebbe perso due volte su tre al tie-break del terzo set, ma che avrebbe raccolto tre sconfitte dignitose non lo mette in dubbio nessuno. È vero che si tratta sempre di sconfitte, ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vedere qualcosa di diverso. “Ho giocato delle buone partite – ha detto –, e dopo uno stop di due mesi e mezzo non pensavo di tornare così rapidamente a questo livello. Da questo torneo esco con la consapevolezza di dover essere più aggressivo nei punti importanti. In quelli forse potevo fare qualcosa in più, ma è anche una questione di abitudine. Giocano tutti benissimo, nessuno regala nulla, e non sono abituato a competere a certi livelli. Con Rublev, per esempio, mi è capitato di pensare ‘cavoli sto vincendo col numero 35 del mondo’. Per me non è una cosa da tutti i giorni, e già essere tornato a giocare insieme a loro è qualcosa di importante. Ho ricevuto dei complimenti da tutti, e anche Zverev mi ha detto che il prossimo anno mi aspetta nel circuito maggiore. Mi fa piacere. Significa che mi rispettano. Forse la mia classifica di 250-300 è una classifica falsa”. Di sicuro, quando c’è da lottare Quinzi non è tipo che si tira indietro, ci mette sempre il cuore. È lo stesso fin da quando era uno dei migliori under 18 del mondo: non aveva nulla che lasciava a bocca aperta, ma vinceva le partite. E le vinceva con la “garra”, perché si difendeva benissimo e regalava meno degli altri. O perché gli altri regalavano di più, come Chung. “Ero curioso di vedere come avrebbe giocato contro di me. Una volta concedeva di più, mentre oggi il punto me lo devo fare io, altrimenti è dura”.

“Ci tenevo a giocare questo torneo – ha proseguito l’azzurro – per dimostrare che Gianluigi c’è sempre. A questi livelli giocano tutti bene, e sono più abituati di me. Io magari gioco bene per un po', poi faccio qualche cavolata, la percentuale di prime si abbassa e tutto cambia. Anche fisicamente devo crescere ancora”. Ha parlato di una questione di durata, dicendo – in sintesi – che può giocare a questi livelli per qualche set, per dei quarti d’ora, ma non per un match intero. In realtà, la sua versione migliore è quasi sempre venuta fuori alla distanza, segno che forse il problema è da cercare altrove. Magari in un diritto che non ne vuole proprio sapere di pedalare. Ha detto di averci lavorato nell’ultimo mese, cambiando addirittura lo swing su consiglio di Fabio Gorietti, ma fa sempre fatica a reggere il ritmo, e quando spinge ha poca autonomia. Uno, due, tre colpi al massimo e arriva l’errore. “Stiamo provando ad accorciare il movimento del colpo, velocizzare la parte finale dell’esecuzione e ruotare meno il bacino. Mi sto trovando bene, quando forzo il colpo rischio di andare fuori giri, ma è anche una questione di abitudine. Se continuo così sono convinto che il prossimo anno posso fare bene”. Fa bene ad aver fiducia, perché sono arrivati in alto giocatori con lacune anche più evidenti, anche se avere un colpo che non fa male, e sul quale gli avversari riescono a fare la differenza, resta un grosso problema. Sul quale c’è da lavorare ancora un sacco. Per fortuna, a Foligno sembra nelle mani giuste. Di sicuro, il Quinzi visto alle Next Gen ATP Finals ha confermato la sensazione di tanti: si è capito da un pezzo che non diventerà il fenomeno che si pensava (sbagliando) tempo fa, ma non resterà nemmeno un giocatore da numero 250-300 ATP. Una buona carriera riuscirà a tirarla fuori. Inutile metterci dei numeri: chi ci ha provato ha sempre sbagliato. Lui compreso.
NEX GEN ATP FINALS – Terza giornata Gruppo A
Hyeon Chung (KOR) b. Gianluigi Quinzi (ITA) 1-4 4-1 4-2 3-4 4-3
Denis Shapovalov (CAN) vs Andrey Rublev (RUS)
NEX GEN ATP FINALS – Terza giornata Gruppo B
Daniil Medvedev (RUS) b. Jared Donaldson (USA) 3-4 4-2 4-3 4-0
Karen Khachanov (RUS) vs Borna Coric (CRO)
