La Schiavone viene eliminata da Kiki Bertens. Per l’azzurra sembrano sempre più lontani i tempi dei trionfi. Nell'ultimo match, Paolo Lorenzi cede a Kei Nishikori.
Paolo Lorenzi ha dato tutto contro Kei Nishikori, ma non è bastato
(Foto Costantini – FIT / E' di Costantini anche la foto in home page)
Di Lorenzo Baletti – 14 maggio 2013
Undici anni di età possono fare la differenza, soprattutto da un punto di vista fisico e atletico. Ma possono anche fare la differenza in positivo da un punto di vista mentale e dell’esperienza. Su questo terreno, Francesca Schiavone avrebbe dovuto impostare la sua partita. Avrebbe, perché contro l’olandese Kiki Bertens sono mancate proprio la freddezza e la capacità di sfruttare i momenti chiave. Il punteggio finale di 7-6 6-1 fa capire come questo sia accaduto specialmente nel primo set, quando Francesca ha anche avuto un set point nel dodicesimo gioco. Ma quella di questo 2013 non è Francesca. Non è quella che abbiamo ammirato fino a un paio di anni fa, non è più la solita lottatrice. E le tante occasioni perse con la 21enne Bertens, numero 59 del mondo, giovane prospetto di belle speranze, ne sono la dimostrazione. Altalenante è l’aggettivo più adatto per descrivere questa partita. Subito avanti di un break, alla Schiavone è mancato il killer instinct per ammazzare il primo set. Anziché sfruttare il vantaggio per indirizzare il treno della partita sui binari per Milano, la Schiavone ha subìto un parziale di 4 giochi a 0. Altalenante, si diceva, ma siamo solo all’inizio. Francesca recupera il break di svantaggio e si porta sul 4-4, per poi però perdere nuovamente il servizio e mandare la Bertens a servire per il parziale. Qui, di nuovo contro break e di nuovo parità.
L’occasione mancata dalla Bertens poteva far sperare ad un ritorno definitivo dell’azzurra, che avrebbe potuto (e dovuto) sfruttare i tentennamenti dell’avversaria per riprovare, ancora una volta, a chiudere il set. Neanche per idea: sul 6-5 in suo favore Francesca usufruisce di un set point, ma è troppo frettolosa nel cercare il vincente con il lungolinea di rovescio. Una scelta quasi ingenua che la condanna al tie break. Nel testa a testa conta l’esperienza, conta la capacità di mantenere alta la concentrazione. Francesca stacca fino al 4-1, sembra poter far valere 'sta benedetta esperienza. Ma dopo un’ora di gioco crolla, e si fa recuperare, e sorpassare, ancora una volta. L’ultima. Perché non è Francesca, non può più risollevarsi, i tempi dei ruggiti sono finiti, anche a Roma, e ora ci si può solo leccare le ferite (vedi il polso dolorante da metà secondo set). La Schiavone viene così eliminata al primo turno per il secondo anno consecutivo, mentre la Bertens vince la prima partita in carriera al Foro Italico. Per Francesca, dopo l’illusione del successo a Marrakech, si tratta della seconda sconfitta consecutiva all’esordio dopo quella della settimana scorsa a Madrid. Un momento negativo che si prolunga, ormai da troppo tempo. Una Leonessa con le unghie sempre meno affilate. Decisamente, non è Francesca.
NISHIKORI b. LORENZI
Le occasioni ci sono state, eccome, per Paolo Lorenzi, ma alla fine all'italiano non è riuscita l’impresa. Semplicemente, ha vinto il più forte. Il rammarico dell’azzurro sta tutto nelle sette palle break non sfruttate tra l’avvio di primo e l’avvio di secondo set. Nel primo parziale Lorenzi si sarebbe potuto trovare avanti 3-1, e invece si è trovato sotto, proprio per 1-3. Quattro palle break nei primi due game di servizio di Nishikori, se sfruttate, avrebbero regalato tutta un’altra partita. Anche nel secondo parziale Lorenzi ha avuto le sue chance, ma non è riuscito a sfruttarle, cadendo sempre sul più bello, complice un Nishikori centrato e attento nei momenti delicati. Con i “se” non si va da nessuna parte e il risultato finale dice 6-2 6-4 per il giapponese, che vince la prima partita in carriera al Foro Italico. Per Paolino invece non è bastato quest’anno respirare l’aria romana, che nelle scorse edizioni gli aveva consentito di giocare alla pari con Nadal (2011) e superare sempre il primo turno in tutte le altre occasioni. Nishikori è stato superiore in tutto, a partire dal servizio (80% di punti vinti con la prima) fino ai colpi da fondo, mostrando una grande mobilità e una velocità di piedi che potranno regalargli grandi soddisfazioni anche sulla terra rossa, non proprio la superficie a lui più congeniale. E neanche un problema alla gamba destra che lo ha costretto a chiamare il medical timeout di tre minuti a metà secondo set ne ha compromesso il passaggio al secondo turno. Ora dobbiamo solo capire se il vero Nishikori è quello che ha battuto Federer giovedì corso, o quello che ha perso appena 24 ore dopo contro Andujar.
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