La Russia si presenterà a Cagliari con l’improponibile quartetto Panova, Kleybanova, Khromacheva e Gasparyan. Può essere la peggiore finale di sempre. Ne sarà vittima anche l’incolpevole Italia.
La rimonta russa contro la Slovacchia. Col senno di poi, è stata un'impresa inutile

Di Riccardo Bisti – 23 ottobre 2013

 
Il Tennis Club Cagliari rischia di ospitare la peggiore finale nella storia della Fed Cup. La “corsa al forfait” delle tenniste russe, iniziata una decina di giorni fa con l’annuncio di Elena Vesnina, è terminata in queste ore con la nomina delle quattro giocatrici che saliranno sul volo Aeroflot per Cagliari. I nomi fanno rabbrividire: Alexandra Panova (n. 138 WTA), Alisa Kleybanova (n. 186), Irina Khromacheva (n. 231) e Margarita Gasparyan (n. 317). Mentre quella delle italiane non arriva a tre cifre, la somma del ranking delle russe fa l’agghiacciante somma di 873. Neanche alcune squadre dei Gruppi Zonali arrivano a tanto. Le “renitenti” hanno portato motivazioni più o meno valide, ma si fatica a trovare una logica. Kirilenko, Vesnina, Pavlyuchenkova e Makarova potranno anche essere le tenniste più venali del globo, ma che senso ha rinunciare a una finale dopo aver sudato sette camice per arrivarci? Contro Slovacchia e Giappone, la Russia  si è imposta soltanto al doppio di spareggio. In semifinale hanno rimontato uno svantaggio di 0-2. Alla fine hanno ballato, cantato, festeggiato…che senso ha mollare proprio adesso? Secondo Shamil Tarpischev, capitano del team e presidente della federtennis russa, i soldi non contano granchè. “Avevamo proposto alle giocatrici di girare a loro l’intero premio di 400.000 dollari in caso di vittoria. A Sofia guadagneranno molto meno. In realtà, la vicenda è più complessa. Makarova e Kirilenko hanno qualche problema fisico, mentre Vesnina e Pavlyuchenkova vogliono salire in classifica. Non ho rimproveri da fare. E’ successo quel che è successo”. Non è proprio così.
 
Vincendo il trofeo, le giocatrici avrebbero intascato 100.000 dollari a testa. Ma in caso di sconfitta, il premio si sarebbe ridotto a 178.000 (44.500 a testa). Una cifra importante, ma la sola partecipazione a Sofia garantisce 35.000 dollari, che possono diventare 270.000 in caso di vittoria. Dal punto di vista economico, dunque, il Tournament of Champions offre più garanzie. E poi la Fed Cup non offre punti WTA…c’è poi il teatrino dei problemi fisici: se la Kirilenko dovesse andare a Sofia e la Makarova a Istanbul per il doppio…di cosa stiamo parlando? Pare che tante giocatrici si siano arrabbiate perchè non esiste una vera progettualità per la Fed Cup. Le discussioni sulla finale di Cagliari sarebbero partite solo durante il torneo di Mosca. “Questo non è vero – ribatte Tarpischev – lo scorso novembre c’è stata una riunione allo Stadio Olimpico, e chi si è impegnato a giocare avrebbe dovuto rispettare l’impegno fino alla fine”. Che la federtennis russa non sia particolarmente simpatica alle giocatrici, lo testimonia il caso di Daria Gavrilova. Quando è parso chiaro che le big non avrebbero partecipato, Tarpischev ha ipotizzato un quartetto in cui la 19enne moscovita sarebbe stata la numero 1. Appena l’ha saputo, la Gavrilova ha reagito via Twitter, dicendo che non avrebbe giocato a Cagliari. “Se la federazione avesse voluto aiutarmi, mi avrebbero dato una wild card per la Kremlin Cup”. E così, a Cagliari, si presenterà una squadra che forse non sarebbe in grado di vincere nemmeno il Campionato di Serie A1. Il Tennis Club Prato, il Tennis Club Genova e il Tennis Club Parioli potrebbero giocarsela contro questa Russia. Nessuno poteva immaginare una situazione del genere. L’Italia non ha alcuna colpa (anzi, la nostra federtennis è stata in grado di convincere Roberta Vinci a scegliere la Fed Cup, forse con un incentivo economico), ma non c’è dubbio che a Cagliari si rischia di assistere a un match indecoroso.
 
E’ un peccato per gli organizzatori e per chi ha acquistato il biglietto, magari i pacchetti all-inclusive molto pubblicizzati nelle scorse settimane. Nei giorni precedenti alla sfida, il Board ITF si riunirà proprio a Cagliari per discutere il caso di Malek Jaziri e comminare eventuali sanzioni alla federtennis tunisina, rea di avergli impedito di giocare contro l’israeliano Amir Weintraub a Tashkent. Ma farebbero bene a cercare una soluzione anche per la Fed Cup. La concomitanza con il Masters B di Sofia è esplosa in tutta la sua drammaticità. Fino allo scorso anno l’ITF aveva sottovalutato il problema, accontentandosi della riduzione  da 12 a 8 delle giocatrici al Tournament of Champions. Non c’erano mai stati problemi di concomitanza, anche perchè quando si erano presentati, le giocatrici (si ricorda il caso di Flavia Pennetta) avevano sempre preferito la nazionale. Il problema non è di facile risoluzione, perchè un anno fa WTA e ITF non hanno rinnovato l’accordo sulle settimane di Fed Cup. Infatti, nel calendario 2014 la WTA ha inserito il torneo di Kuala Lumpur (quello che ha preso il posto di Palermo) nella settimana delle semifinali e degli spareggi. L’unica settimana priva di tornei, dunque, resta quella del primo turno. La WTA non tollera l’obbligo imposto dall’ITF: per partecipare alle Olimpiadi, le giocatrici devono collezionare almeno tre presenze in Fed Cup nel quadriennio. Ci sono stati intensi dialoghi, ma ognuno è rimasto sulla sua posizione. L’ITF pensava di avere il coltello dalla parte del manico, ma una finale con in campo una squadra degna della Serie C potrebbe cambiare davvero qualcosa. I tempi cambiano in fretta: 12 mesi fa, per la finale tra Repubblica Ceca e Serbia, alla 02 Arena di Praga, i 13.000 biglietti furono polverizzati in sei ore. E c’erano in campo quattro top-20 (Kvitova, Ivanovic, Jankovic e Safarova). A Cagliari avremo l’Italia al gran completo contro una squadra degna della Serie C. Le prime a non meritare tutto questo sono proprio le azzurre. Questo deve essere chiaro.