È TORNATO DI ‘FERRU’
A farne le spese in terra messicana, dopo Sisjsling, Matosevic, Tomic ed Harrison, è toccato anche al giapponese Kei Nishikori, pronto alla promozione sul quarto gradino del ranking, ma ridimensionato da un Ferrer un formato deluxe, passato 6-3 7-5 in un’ora e quarantotto minuti. Il nipponico, a segno negli ultimi cinque precedenti, le ha provate tutte, risalendo dal 3-0 pesante nel secondo set e negando la gioia al rivale al servizio sul 6-3 5-4. Ma un nuovo break sul 5-5 l’ha condannato alla sconfitta, propiziata anche da ben 40 errori non forzati in due set. “Dei miei quattro titoli ad Acapulco – ha detto lo spagnolo, al ventiquattresimo successo in carriera nel circuito – questo è quello di cui sono più orgoglioso, perché è il primo sul cemento, e l’ho conquistato battendo in finale un giocatore fortissimo come Nishikori. E poi sin dal primo giorno ho avuto il pubblico con me, mi sono sentito a casa. Le ultime due settimane sono state fantastiche, fra un mese compirò 33 anni e riuscire ancora a giocare a questi livelli è importantissimo. Sono molto felice e orgoglioso di quello che ho fatto”. La ricetta, chiaramente, sta tutta nel lavorare ogni giorno come se fosse il primo, ma anche in una ritrovata tranquillità psicologica. “Lo scorso anno ho cambiato coach (fuori Javier Piles, dentro Francisco Fogues, ndr) dopo varie stagioni, ed è stata una separazione dolorosa, ho fatto fatica a ripartire. Ora però va tutto bene, mi sono impegnato tanto nel corso dell’inverno e sia come tennis, sia come testa, mi sento in gran forma”.
LA BACSINSZKY CHIUDE IL CERCHIO
Nel femminile, invece, il titolo è andata alla svizzera Timea Bacsinszky, sempre più competitiva ad alti livelli. La sua storia ormai la sanno tutti. Dopo una gioventù da predestinata, è partita col botto fra le grandi. Primo ITF a 14 anni, esordio in Fed Cup l’anno successivo, primo titolo WTA a 19 anni, e le top 50 a un passo. Poi, nel 2011 un infortunio al piede su la goccia che fece traboccare il vaso. Era stanca del tennis già da anni, troppa pressione, troppe aspettative. Voleva vivere una vita normale, così decise di smettere per un periodo, andando a fare la barista in un hotel di lusso. Fortunatamente, dopo qualche tempo ha deciso di riprovarci, tornando più forte di prima. Per chiudere il cerchio le mancava un successo nel circuito. L’ha fallito a inizio anno a Shenzhen, battuta dalla Halep dopo la bella vittoria sulla Kvitova, ma se l’è preso in Messico, dove al primo turno era sotto di un set contro l’olandese Richel Hogenkamp, poi ha regolato tutte le avversarie senza difficoltà. L’ha aiutata il forfait di Maria Sharapova, ma poco cambia, anche perché nell’ultimo precedente vinse la 25enne di Losanna, lo scorso anno nel Premier di Wuhan. In finale, Timea ha lasciato appena tre giochi alla francese Caroline Garcia, domata 6-3 6-0 in soli 66 minuti. I 280 punti messicani la portano al best ranking di numero 31, e soprattutto fanno svanire ogni dubbio: il tennis è la strada giusta. Se le ambizioni rimarranno quelle di Acapulco, la scalata è solo all’inizio.
