Il serbo continua a volare dopo essere partito dalle qualificazioni

ROMA – Piccole stelle crescono. Hamad Medjedovic, 21 anni il prossimo 18 luglio, numero 121 del mondo, ha raggiunto per la prima volta il terzo turno di un “1000″ – partendo dalle qualificazioni – battendo con autorità Davidovich Fokina (7-6 6-4) e godendo dell’abbraccio del pubblico romano. «Una gran bella partita. Conoscevo bene Alejandro (Davidovich Fokina, ndc), ci siamo allenati più volte insieme. Il pubblico? Incredibile, mi sto divertendo tanto qui. A Roma avevo giocato molti anni fa (Lemon Bowl del 2013, perse da Nardi in semifinale, ndc), mi piace tutto di questi campi e di questa città. L’energia della folla, il cibo…».

Nato in una cittadina della Serbia centrale, Novi Pazar, Hamad ha subito dimostrato grande talento per il tennis, tanto da trasferirsi a Belgrado a 10 anni. In questo periodo, più o meno, sulla sua strada si è palesato un certo Novak Djokovic. «Era il giorno del mio compleanno – ha raccontato più volte – ricordo che mi stavo allenando e mio padre mi disse: “Vieni, dobbiamo andare da un’altra parte”. Siamo usciti insieme al mio coach, arriviamo al suo circolo, ed ecco Nole. Sono rimasto a lungo senza parole». Il sodalizio con il numero 1 del mondo prosegue ancora. «Considero Djokovic il mio mentore, è stato fondamentale nel mio percorso – le sue parole dopo la vittoria su Davidovich Fokina – mi sono allenato alla sua accademia e i suoi consigli sono stati di grande aiuto nel passaggio dai tornei junior al circuito maggiore. Un paio di anni fa mi ha anche sostenuto economicamente. Cosa ho imparato da lui? E’ il più grande giocatore nella storia del tennis… cerco di capire soprattutto come si comporta fuori dal campo, il suo lavoro, la sua disciplina».

Da junior non sono arrivati grandissimi risultati, un anno fa il salto di qualità, sotto la guida di coach Troicki, il capitano di Coppa Davis serba. Tre titoli Challenger, due sulla terra battuta – la sua superficie preferita – e uno sul cemento. Poi le semifinali in due tornei Atp 250, a Gstaad e Astana, e la chiusura alla grande con il trionfo alle Next Gen Finals (dove ha stabilito il record di aces, 69 in cinque incontri) condito da un ricco assegno di oltre 500 mila dollari. Chiuso il 2023 come numero 103, la nuova stagione è cominciata in salita. «Ho sofferto per un virus che mi ha escluso dagli allenamenti e dalle partite per un paio di mesi, quindi il mio obiettivo proritario è restare in salute, poi vediamo… Sono coetaneo di Alcaraz e Rune, i loro risultati mi regalano una grande spinta, cercherò di fare la mia parte in questa generazione così speciale».
Appassionato di UFC (una delle leghe di arti marziali miste), anche lui picchia forte, ma da fondo campo («il dritto è il mio colpo migliore, è stato sempre così»), però sa usare con sapienza anche la palla corta, che ha spesso mandato fuori giri Davidovich Fokina. Una tattica che potrebbe adottare anche lunedì, quando tornerà in campo per sfidare Medvedev, campione uscente e testa di serie numero 2. «La mia famiglia è molto numerosa, con tanti fratelli – ha chiuso Hamad – qualcuno è già qui, altri mi raggiungeranno nelle prossime ore. Sarà una bella atmosfera…».