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Si rialzano le serrande dei negozi: "C'è voglia di tennis, ma la gente spenderà?"

Dal 18 maggio hanno riaperto anche i negozi di tennis. Si predilige materiale di consumo, poca richiesta sui vestiti. Abbiamo raccolto le testimonianze di alcuni dei negozi di riferimento del settore

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Sanificazioni, protocolli da rispettare e il tanto atteso ritorno dietro al bancone. La riapertura ufficiale dei negozi in data 18 maggio è caratterizzata da speranza e paura. Due sentimenti contrastanti che abitano migliaia di proprietari e dipendenti nel rialzare le serrande dopo mesi di lockdown. I negozianti hanno dovuto rispettare le norme igieniche per tornare a guadagnare, ma questo non basta per avere la sicurezza di vendere come prima. "La gente ha voglia di giocare a tennis, quanto voglia spendere ancora invece non si sa", testimonia Gianluca Brini, proprietario di Tennismania, due punti vendita, uno a Milano città, l'altro a Nova Milanese. I circoli stanno riaprendo a passo alternato, tra chi può vantare già decine di ore prenotate, a chi procede più lentamente per motivi burocratici o di organizzazione. Le vendite andranno in parallelo con l'afflusso di giocatori, agonisti e soprattutto amatori che si riaffacceranno al mondo della racchetta.

"Sono tre mesi che non vedo un euro, questo è il problema principale - dichiara Brini -. Da quando hanno chiuso i circoli ho smesso di lavorare. Io vendo solo materiali e abbigliamento da tennis, non ho altro". Da giorni Gianluca è al lavoro per la riapertura: "Mi sono dato al take-away la scorsa settimana. Per la sanificazione invece ho investito somme considerevoli per implementare cartelli, pulire il negozio e comprare igienizzanti".

Per Brini la richiesta delle prossime settimane si concentrerà soprattutto sul materiale da gioco: "Nel nostro settore la vendita di abbigliamento sarà l'aspetto più critico. Per i materiali di consumo (grip, palline, racchette, ndr) spero le cose vadano diversamente, anche per quanto si legge dal protocollo della Fit. Tuttavia la paura esiste e ci sarà ancora per molto tempo, secondo me".

Altro nodo riguarda il numero di persone che possono entrare contemporaneamente nel negozio: "Dipende tutto dalla metratura, i negozi più grandi possono permettere l'ingresso anche a due-tre persone, quelli più piccoli solamente ad una. Sarà una situazione difficile da gestire. Il tennis è uno sport che potrà ripartire nel breve tempo, quelli che ci aspettano sono due mesi importanti".

Poi c'è l'annoso conflitto con le vendite online: "I siti internet hanno già iniziato a 'massacrare' i prezzi delle racchette. Con i tempi che corrono noi non abbiamo la possibilità di abbassare i prezzi allo stesso modo, il margine di guadagno sarebbe ridicolo e non riusciremmo a pagare le aziende. Durante questo periodo ci siamo confrontati con aziende e distributori sulla strategia da adottare una volta riaperto, senza farci la guerra sui prezzi. Poi però ognuno fa gli interessi personali. Se la manodopera è diversa, per tutti diventa un problema. Dopo questa prima settimana tracceremo un piccolo bilancio".

Della stessa idea pare essere Marco Gazziero. Da lunedì ha riacceso le luci del suo Eiffel59 Tennis Shop a Casale Monferrato. Le linee guida si confermano poco chiare: "Il protocollo cambia in continuazione. Bisogna sempre essere informati, altrimenti rischi di non capire cosa fare". Le precauzioni per l'ingresso dei clienti invece sono una certezza: "Facciamo entrare massimo tre persone, c'è l'obbligo della mascherina e di sanificarsi le mani prima di entrare. Per toccare l'abbigliamento ci vogliono i guanti monouso. Noi abbiamo inoltre adibito un camerino con delle lampade che eliminano i microbi. Il negozio lo abbiamo pulito la scorsa settimana, ma siamo tenuti a farlo ogni sera".

Sulle richieste dei clienti è ancora presto per pronunciarsi: "Bisogna vedere quanti soldi avrà a disposizione la gente. Tanto dipende anche dai circoli. - spiega Marco -. Non sappiamo ancora quali saranno le volontà dei compratori, vedremo come si comporterà il mercato nelle prossime settimane". Nel periodo ancora destinato alla chiusura, l'Eiffel59 ha cambiato faccia: "Ne abbiamo approfittato per fare un restyling. Abbiamo diviso il negozio in due: una parte con le nuove collezioni e un'altra con tutto il resto. Poi abbiamo suddiviso i reparti tra uomo, donna, bambino e bambina, classificando tutto per taglia. Così facendo la gente dovrebbe toccare il meno possibile gli abiti". Anche per le racchette la procedura è precisa: "Avvolgiamo il manico con il cellofan, mettiamo l'alcool e la imbustiamo. Le racchette sono un nostro punto di forza. Grazie ad una macchina 'sparapalle' e a uno sp'azio allestito ad hoc, è possibile per chiunque testare oltre 100 tipi di fusti direttamente in negozio".

Tre negozi a Roma, una clientela affezionata e tanta passione. Questi alcuni degli ingredienti vincenti di Tennis World. L'attività di Mirko Di Giacomo è ripartita col turbo: "Lunedì sono venute in negozio 300 persone solo per salutarci - ci confessa il proprietario - abbiamo un rapporto prima di tutto d'amicizia con i nostri clienti. Anche per questo sono convinto che avvertiremo solo parzialmente la concorrenza dei siti online. Credo invece che la grande distribuzione perderà parecchio sul mercato". Ciò nonostante è impossibile, ad oggi, pensare di tornare ai numeri degli ultimi mesi del 2019: "Certo, è comprensibile che la gente sia restia a raggiungere una sede fisica. Se inizi a comprare assiduamente materiale online, raramente si tende a cambiare metodo d'acquisto".

Tennis World può vantare anche uno shop online. La popolarità e l'affetto guadagnato in provincia (e regione) è la carta vincente sull'acquisto via web, che nel 2020 ha subito un calo ovunque: "Ci sono state pochissime richieste, un numero scarsissimo di persone ha comprato online in questi mesi" ammette. La spiegazione secondo Di Giacomo è semplice: "Chi ha la fortuna di avere il campo nella proprietà di casa si è arrangiato. Il classico appassionato non vuole comprare qualcosa che non può utilizzare: se tu acquisti una racchetta vuoi usarla subito, è normale. E in questi mesi la maggior parte delle persone non poteva farlo".

Riguardo alle sanificazioni, Mirko ha ammesso di aver speso giorni per far sì che tutto fosse in regola, con prodotti certificati da utilizzare su arredi e pavimenti, oltre a spray appositi per gli indumenti: "Una volta che il cliente ha provato delle scarpe, dei pantaloncini o una maglietta provvediamo a igienizzare grazie all'ozonizzatore. Tuttavia, temo che l'abbigliamento seguirà la tendenza degli ultimi anni. Ha sempre 'perso' rispetto al materiale di consumo. Tirare le somme adesso sarebbe impossibile, ma possiamo dire che il servizio d'incordatura è ancora il più richiesto da noi". Tra i tre negozi in gestione, due sono aperti e il terzo è chiuso. Alcune attività all'interno dei circoli infatti apriranno solo dal 25 maggio con il via libera definitivo del governo ai centri sportivi. Mirko rimane fiducioso: "Siamo considerati uno dei negozi più tecnici a Roma, trattiamo il brand a 360 gradi. La completezza e la vastità dei prodotti sono i nostri punti forti".

Ultimo, ma non meno importante, il ruolo dei distributori. I negozi e i circoli sono pronti a ricevere il materiale: tutto ruota attorno alle richieste e alla ripresa, più o meno rapida del movimento. A rappresentare la voce di coloro che distribuiscono palline, racchette e abbigliamento è Stefan Laimer, amministratore delegato di Sport For You: "Nel mese di marzo abbiamo lavorato ad intermittenza, mentre ad aprile abbiamo perso il 70% di fatturato - racconta -. Ora stiamo recuperando quasi tutto. Il conto si farà a fine anno".

"La richiesta maggiore è sulle palline e sugli overgrip", spiega Laimer. Ma non solo, spazio anche agli accessori anti Covid-19: "Adesso stiamo mettendo in distribuzione i nuovi guanti e gli occhiali, poiché il virus può trasmettersi anche tramite il contatto con gli occhi. Vediamo come reagiscono i negozi sull'acquisto di questi materiali. Entro 2-3 settimane saranno pronti per essere consegnati". Infine un appello ai negozianti: "Quello che noi distributori chiediamo ai negozi è di sfruttare questa situazione per non svendere, bensì vendere a prezzi reali e giusti".

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