Mentre in Italia impazzavano le polemiche per la mancata partecipazione in Davis, Sinner a Vienna ha risposto portando a casa il titolo numero ventidue della carriera

Foto di Felice Calabrò

Ecco. Dopo giorni e giorni di sciocchezze inaudite, di patriottismi da quattro soldi, di tale “Alvarez” da seguire come esempio, di opinionisti patetici, ancora una volta la risposta l’ha data lui, Jannik Sinner, facendo come sempre al meglio quello che è il suo mestiere. Il tennista. E i tennisti, si sa, lavorano per vincere. E lui vince.

Chi ne capisce di tennis (e pare che non siamo in tanti qua in Italia), sa che la finale del torneo di Vienna vinta questo pomeriggio da Jannik Sinner contro Alexander Zverev, vale tanto quanto una partita in Davis. Forse anche di più. Perché nel tennis conta sempre e solo ciò che accade in campo, che è l’apoteosi di tutti gli allenamenti, la preparazione, delle ore e ore di colpi ripetuti fino alla nausea. E una partita come quella di oggi entrerà nello scaffale di quelle più preziose e intense cui abbiamo assistito. Quanti di coloro che in questi giorni lo hanno criticato, sbeffeggiato, insultato, hanno visto la finale di Vienna? Pochi probabilmente, e tra quei pochi, chissà chi è riuscito ad apprezzare la drammaturgia di tre set di intensità massima, di complessità elevatissima.

Chi sa leggerle, le partite, è uscito esausto dal divano (anche se io l’ho vista in una libreria, dopo un laboratorio di scrittura e mi sarebbe piaciuto chiedere ai partecipanti di provare a trovare le parole per raccontarla, la finale Sinner-Zverev). Un confronto tesissimo fra due giocatori che si sono equivalsi fino agli ultimi due giochi del terzo set, quelli in cui Sinner ha deciso che era arrivato il momento di sbrogliare la matassa, di tirare fuori tutto ciò che aveva dentro, di produrre lo sforzo finale, nonostante fosse mezzo zoppo. È questa la bellezza del tennis, uno sport fatto di sfumature, di dettagli minuscoli, di attimi infiniti. Ingredienti che la finale di Vienna ha messo in mostra uno dopo l’altro, alternandoli, mescolandoli.

Una settimana in cui Sinner è stato capace di lasciare oltre confine le polemiche ridicole, i moralismi insopportabili. Ha vinto una partita bellissima, in cui Zverev ha giocato come da tempo non gli capitava. Forse non basterà a far tacere chi crede che il tennis sia come calcio, che non ha nessuna idea di come funzioni dentro e soprattutto fuori dal campo. La preparazione, le scelte, la pianificazione.

Jannik Sinner ha vinto una partita che vale molto di più di ciò che era in palio. Non servirà a far tacere i suoi detrattori, ma è servita a noi appassionati, che ce la siamo goduta come fosse un match di Coppa Davis. Forse anche di più.