Lo spagnolo in conferenza stampa: “Questa è la mia migliore stagione indoor della carriera”

Foto di Felice Calabrò

Alcaraz si è definito felicissimo di aver raggiunto il n.1 a fine anno: “Beh, è un grande risultato chiudere al numero 1. Era l’obiettivo finire l’anno da numero 1. Dopo aver vinto questa partita e sapere di aver raggiunto il mio obiettivo dell’anno mi rende molto orgoglioso e significa molto per me. Penso di aver giocato un ottimo tennis e spero di continuare così in semifinale“.

Alla domanda se questa di quest’anno fosse la sua migliore stagione indoor in assoluto ha risposto: “Direi che è difficile affermare che sia la mia migliore stagione indoor perché ho giocato solo a Parigi e a Parigi ho perso al primo turno. Qui sono arrivato in semifinale, quindi vediamo come andrà. Sono arrivato in semifinale anche qui nel 2023, quindi non so… Non gioco molti tornei indoor all’anno, il che significa che non faccio molta esperienza su questa superficie. Comunque sto avendo ottime sensazioni dopo ogni partita. Spero in semifinale di sentirmi ancora meglio di così“.

Alcaraz che è tornato a parlare della sua stagione indoor con una rettifica: “Ho dimenticato che ho vinto Rotterdam, me n’ero scordato (sorride). Direi di sì, questa è la mia miglior stagione indoor finora. Arrivare alla fine della stagione e giocare la stagione indoor per me è sempre positivo, perché ho tempo a casa per prepararmi il più possibile, o nel miglior modo possibile, per questi tornei. Non significa poi che giocherò bene o male. Sono davvero felice di essere arrivato qui con fiducia, sapendo di stare giocando un grande tennis. Ho fatto una buonissima preparazione prima di questo torneo. È sempre questione di conoscere te stesso, capire di cosa hai bisogno dentro e fuori dal campo. Credo che, arrivando a questo periodo dell’anno, sia riuscito ad arrivare con buone energie“.

Sulle emozioni nel vincere uno Slam o diventare n.1: “Direi che sono sensazioni diverse. Vincere uno Slam è sempre un obiettivo. Finire l’anno da numero 1 è ovviamente anche un obiettivo. Assicurarsi il numero 1 qui, per esempio in questa partita, è diverso perché il torneo non è finito: devi ancora giocare una semifinale, il torneo continua. È una sensazione diversa perché certo, è bellissimo, puoi festeggiare con il tuo team, con le persone a te più vicine che sono qui. Ma subito dopo devi concentrarti sul recupero, andare a letto il prima possibile, per essere pronto per la semifinale. Rispetto alla vittoria di uno Slam, in cui il torneo è finito, puoi rilassarti, puoi fare quello che vuoi dopo aver ottenuto una delle cose più importanti del nostro sport, cioè vincere uno Slam. Direi che sono sensazioni un po’ diverse“.

Sul format della Coppa Davis e la possibilità di giocarla ogni due o tre anni: “Se devo essere sincero, penso che la Coppa Davis sia uno di quei tornei che ti fanno provare sensazioni a cui non sei abituato, perché giochi per il tuo Paese, giochi con i tuoi compagni di squadra. È qualcosa di totalmente diverso. Credo sia uno dei principali privilegi che abbiamo nel nostro sport: rappresentare il tuo Paese. Sono d’accordo sul fatto che si debba fare qualcosa per questo evento, perché giocarlo ogni anno, secondo me, non è così positivo come potrebbe essere se si giocasse ogni due o tre anni. Penso che se il torneo si giocasse ogni due o tre anni, la partecipazione e l’impegno dei giocatori sarebbero ancora maggiori, perché sarebbe qualcosa di unico, di diverso e sicuramente più speciale. Io gioco quest’anno. Voglio davvero vincere la Coppa Davis un giorno, perché per me è un torneo davvero, davvero importante. Jannik l’ha vinta due volte. Penso che Lorenzo una o due volte anche lui. Per me è normale che loro non giochino, perché la stagione è stata molto lunga. Magari vogliono prendersi una settimana in più per recuperare, andare in vacanza, fare preparazione atletica. È comprensibile. È normale. Ma direi che bisogna fare qualcosa per rendere la Davis Cup un evento davvero unico“.