10. Sanguinetti b. Martin 7-6 6-3 7-6, Coppa Davis 1998
Sanguinetti non passa per essere un cuor di leone, né un davisman puro, ma nell’occasione sostanzialmente ci regalò una finale, battendo Todd Martin, il top yankee in un’edizione dove i vari Agassi, Sampras & Co. decisero di saltare l’Insalatiera. Sul veloce di Milwaukee, Davide tirava un rovescio vincente dopo l’altro e via, tre set a zero…
9. Caratti b. Lendl 6-4 1-6 7-6, Milano 1991
C’era ancora il torneo di Milano, che apriva la nostra stagione e si giocava in quello che all’epoca era un immenso catino, il Palasport di Assago. It’s Caratti-Time, gridavano dalle tribune, verso quel fragile giocatore che sapeva variare come pochi, al punto da mandare in corto circuito un robot come Ivan Lendl.

8. Pistolesi b. Wilander 2-6 7-6 6-2, Monte Carlo 1988
Nell’anno del tris Slam, il campione svedese si presentò a Monte Carlo in forma precaria, causa anche l’influenza. Consapevole dell’opportunità, Pistolesi combatté con la sua psiche, più che contro un avversario più morbido che d’abitudine:”Cercavo di togliermi di mente che fosse proprio lui, il n.2 del mondo”. E ci riuscì, vincendo il tie-break del secondo set e dilagando nel terzo.

7. Gaudenzi b. Courier, 7-5 6-2 3-6 6-3, US Open 1994
Jim Courier non era un tipo che si batteva da solo, soprattutto se provavi a farci a cazzotti dal fondo. Ma quel Gaudenzi da fondo era una macchina: servizio solido, diritto da far paura, fisicamente una macchina. E poi battere questi fuoriclasse negli Slam di casa ha un sapore speciale. Si emozionò pure Rino Tommasi!

6. Seppi b. Nadal 3-6 6-3 6-4, Rotterdam 2008
Il Nadal più vulnerabile è quello che si incontra sul veloce indoor. Ma era quello con lo smanicato e i pinocchietti, quello talmente forte fisicamente e mentalmente che queste partite le portava a casa, di riffa o di raffa. Non quella volta, non contro quel Seppi.

5. Camporese b. Lendl 2-6 7-6 7-6, Rotterdam 1991
Quell’anno, sul veloce indoor, Camporese valeva tranquillamente i primi 10. Il servizio ma soprattutto il diritto, giocato costantemente piatto, facevano male. E vincere usando le stesse armi di un fuoriclasse come Lendl era tutt’altro che semplice. Ah, non si fosse infortunato al gomito, il buon Omar…

4. Volandri b. Federer, 6-2 6-4, Roma 2007
Ok, quel Federer era lontano parente del miglior Roger, soprattutto sul rosso. Ed era anche distratto dall’intenzione di licenziare un gentleman come Tony Roche dal ruolo di coach. Ma era anche un Volandri che dal fondo non lo sfondavi mai, che di rovescio faceva quello che voleva. E quel Federer perdeva poche volte…

3. Fognini b. Nadal 1-6 6-2 7-5, Rio 2015
In oltre 10 anni di carriera, Nadal aveva perso solo da 16 giocatori sulla terra battuta. Fognini è diventato il numero 17. Dopo un primo set dominato dal maiorchino, Fognini si è inventato un match in cui era lui a controllare gli scambi. E sul match point, l’autentico miracolo ad annullare la fortuna di Rafa.

2. Canè b. Wilander 6-4 3-6 4-6 7-5 7-5, Coppa Davis 1990
Siamo tutti scappati a casa, quel lunedì a mezzogiorno quando Paolino Canè per una volta riuscì a incanalare positivamente la sua energia. E sul punto più bello del match che gli regalò il 6-5 al quinto, la perla di Bisteccone Galeazzi: “Canè ha ancora la forza di ritornare, di guardare l’avversario, di giocare questo rovescio in diagonale, e poi di morire”. Con Panatta che lo raccoglie da terra e, un game dopo, la vittoria contro il fenomeno svedese.

1. Seppi b. Federer, 6-4 7-6 4-6 7-6, Australian Open 2015
Non ci credeva nessuno. Scherzando, ma forse nemmeno troppo, coach Sartori disse a Severine Luthi, assistant coach di RF: “Dai, scambiamoci i ruoli, per te è troppo facile”. Invece Andreas si regala la partita della vita, una prestazione monstre e un match point che rimarrà nella storia del nostro tennis.

