L’australiano al settimo cielo dopo il successo con Fritz: “Mi sono andato a prendere il match, sono stato aggressivo”

Alex de Minaur vince la sua prima partita alle ATP Finals in carriera e festeggia come se fosse una liberazione. L’australiano aveva sofferto molto la sconfitta dell’altro ieri contro Lorenzo Musetti e oggi si è preso una bella rivincita, battendo in due set Taylor Fritz e aumentando sensibilmente così le sue chance di qualificazione in semifinale: basterà una vittoria di Alcaraz questa sera contro Musetti. Per De Minaur è anche la prima vittoria della stagione contro un top 10.
Palpabile la gioia del giocatore aussie in conferenza stampa dopo questo successo: “Lo sport è così. Un paio di giorni fa è stato uno dei giorni più difficili della mia carriera. Ero in un tunnel. Posso dire che in quel momento odiavo questo sport. E ora, due giorni dopo, mi sento benissimo. È incredibile. Ma più di ogni altra cosa, indipendentemente dal risultato di oggi, ho fatto pace con me stesso. È stato un momento molto importante. Sapevo come volevo giocare. Ho deciso che mi sarei impegnato a farlo dal primo all’ultimo punto. Ero pronto ad accettare anche che il risultato potesse non andare dalla mia parte. Avevo fatto pace anche con questo. Volevo solo giocare a modo mio. La cosa più belle di tutte è che ho giocato come volevo prima del match”.
De Minaur ha spiegato come in questi due giorni è riuscito a uscire da questo loop negativo: “Sono davvero fortunato ad avere questo team, sono orgoglioso delle persone che ho intorno a me, ogni singola persona del mio team, anche Katie. Sono riusciti, o almeno hanno provato, a farmi ragionare e a tirarmi fuori da un momento molto buio. A volte quando sei in un tunnel così cupo, fai pace con te stesso perché inizi a dar meno peso alle cose. Così puoi concentrarti su altri elementi e non strettamente sui risultati. Per la prima volta dopo tanto tempo, ho smesso di pensare ai “se”, ai risultati, a cosa succede se sbaglio questo colpo, cosa succede se perdo questa partita. Mi sono semplicemente impegnato a giocare come volevo, dal primo all’ultimo punto. Un paio di giorni fa non l’ho fatto. È questo che mi ha fatto così male. Oggi sapevo che, qualunque cosa fosse successa, volevo essere orgoglioso delle mie scelte, della mia mentalità aggressiva, e volevo andare in campo e provare a vincere la partita“.
Sul fatto di aver vinto finalmente contro un top 10: “L’anno scorso sentivo di aver fatto molti progressi per battere i top 10. Poi mi sono infortunato e nella seconda parte dell’anno ho giocato contro molti di questi top 10. Sono arrivato qui a Torino e sentivo di aver acquisito molto slancio in questi confronti diretti. Ho perso tutti i match perché non riuscivo davvero ad essere al loro livello. È stato difficile. Penso che avrei dovuto avere dei risultati migliori contro i top 10, la prima vittoria è arrivata oggi in tutto l’anno. Riuscire finalmente a ottenere una vittoria qui a Torino, farlo contro un giocatore che gioca un tennis aggressivo, che ha un servizio incredibile è veramente un orgoglio. La velocità dei suoi colpi è tra le più alte in assoluto. Ha giocato una partita incredibile contro Carlos. Da fondo campo tira fortissimo. Oggi sono riuscito a imporre il gioco quanto lui. Gli sono stato addosso. A tratti direi che ero persino io a comandare il gioco, questo significa che posso farlo e ci devo semplicemente credere“.
Sulla gioia quasi liberatoria provata sul match point e su ciò che gli è passato per la testa sul match point sprecato: “Onestamente, è stata probabilmente più una sensazione di sollievo che di gioia, perché, come ho detto, non è solo la partita di un paio di giorni fa: mi sembra che ci siano state molte partite quest’anno che mi sono scivolate dalle mani. È sollievo, dopo un anno lungo, riuscire finalmente a portare a casa qualcosa. Dopo quel match point sprecato, ho iniziato a ridere con il mio team perché pensavo: “C’è qualcosa lassù che ce l’ha con me. Ho il malocchio o qualcosa del genere. Non mi è più permesso vincere le partite” (sorride). Poi sono andato 0-30. In realtà oggi ci è voluto il mio miglior tennis. Ho fatto un ace per andare 15-30. Poi sul 15-30 ho servito e chiuso a rete. Ho mantenuto la mentalità più aggressiva possibile. Anche nei momenti più difficili, nei quali avrei potuto facilmente tornare al mio schema sicuro, provare a essere solido e giocare per non perdere, invece ho giocato per vincere. È per questo che oggi ce l’ho fatta. Quindi sì, sono molto orgoglioso”.
Sulla distanza che lo separa da Sinner e Alcaraz: “Sento di aver acquisito un livello diverso recentemente nelle partite contro Sinner e Alcaraz. Sono passato da una fase in cui, scendi in campo, provi a dare il massimo, ma non hai davvero molte occasioni… a una fase in cui sento di avere le mie chance. Anche qui contro Carlos, nel primo set, ero avanti 5-3, poi 5-4 con due servizi nel tiebreak. Mi sto mettendo nelle condizioni di avere delle occasioni Con Jannik ho giocato una buona partita a Pechino. A Vienna ha avuto la meglio lui, certo. Ma sento che sto andando nella direzione giusta e sto accumulando fiducia. Penso che anche loro lo percepiscano: Taylor è andato vicino a vincere contro Carlos e vedremo cosa succederà stasera tra Carlos e Lorenzo. Penso che stiamo cominciando a bussare alla porta. Loro stanno giocando benissimo da tanto tempo, noi continueremo a migliorare e aspetteremo la nostra occasione. Speriamo poi che non si presentino al massimo in ogni match“.
De Minaur che ha dichiarato di non sapere ancora se guardare o meno il match di stasera che sarà decisivo per la sua qualificazione e, nell’ultima risposta, ha parlato anche dei Masters 1000 a 12 giorni e della possibilità di istituire un doppio bye per i primi giocatori del mondo: “Penso che non sarebbe giusto per chi è numero 9 del mondo non avere lo stesso trattamento, e trovarsi comunque nella posizione in cui si deve giocare gli stessi tornei da 12 giorni, due tornei in un mese. Probabilmente questa soluzione non risolve davvero il problema. Penso che sia qualcosa che debba cambiare, come abbiamo sentito dire da molti giocatori. È un periodo lungo per giocare ed essere coinvolti in un torneo. Quello che molti non capiscono è che sì, potresti avere un giorno libero tra un match e l’altro, ma non è un vero giorno libero. Ti alleni, vai ai campi, fai il riscaldamento, la palestra, questo, quello, e tutto il resto. Per noi giocatori, all’inizio dell’anno ci sono Indian Wells e Miami. Sono stati i primi tornei a durare 12 giorni. Passi un mese per giocare due tornei. La cosa più difficile per un giocatore è essere testa di serie e arrivare agli ottavi. Giochi gli ottavi a Indian Wells, gli ottavi a Miami. Potenzialmente giochi sei partite in un mese, che non sono abbastanza. Passi l’intero mese lontano da casa, ad allenarti, in hotel, vivendo con una valigia, senza davvero goderti il tempo libero, e giochi solo sei partite. Penso che se chiedi a qualsiasi giocatore, tutti preferirebbero i tornei di una settimana, perché vai, giochi, e quando hai finito… hai finito. Ti permette di staccare. Credo che quest’anno abbiamo visto un numero di infortuni mai visto prima nel tour, no? Non sono numeri positivi per il nostro sport. Dobbiamo prenderci cura dei giocatori e dei loro corpi“.
Ovviamente, quello che sta succedendo al momento non sta aiutando in questo senso.

