Seppur in maniera silenziosa e sotto traccia, continua la lunga battaglia della PTPA contro gli organi istituzionali del tennis

Foto Ray Giubilo

Forse qualcuno lo ricorderà, nonostante negli ultimi mesi se ne stia parlando meno di quanto era lecito immaginare, ma lo scorso marzo la PTPA – l’associazione fondata tra gli altri da Novak Djokovic – aveva intentato una maxi causa contro gli organi istituzionali del tennis, ovvero ATP, WTA, ITIA e ITF. L’attacco era su diversi fronti, ma il punto principale era senza dubbio chiedere maggiori profitti per i giocatori, anche e soprattutto in proporzione agli utili dei tornei. In totale erano state presentate 163 pagine, depositate nei tribunali di New York, Londra e Bruxelles, e da quel momento è iniziata una lunga partita diplomatica e non solo.

In questi mesi tanto si è discusso sulla liceità dell’operazione, e soprattutto su quanto i giocatori supportassero realmente la causa. Infatti il documento è stato firmato solamente da alcuni – Nick Kyrgios, Reilly Opelka, Vasek Pospisil, Varvara Gracheva, solo per citarne qualcuno – e alcune dichiarazioni nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione della causa ne avevano un po’ ridotto l’efficacia (Alcaraz ha raccontato espressamente di non essere stato interpellato, e di non condividere in ogni caso il contenuto).

Ora si aggiunge un altro importante tassello, comunicato dalla stessa PTPA in un breve comunicato: I quattro tornei dello Slam si aggiungono alla causa. Nella nota rilasciata si legge infatti che “per finalizzare questi profondi cambiamenti, attuarle in maniera efficace e garantire che siano giuridicamente valide per il futuro, noi abbiamo incluso i quattro Grandi Slam nella nostra causa. Questo è un passo necessario per garantire la responsabilità di tutte le parti, e accelerare la riforma attesa da tempo nell’intero ecosistema del tennis professionistico”. Non è ancora chiaro in che modalità e in che misura sarà da considerarsi questa inclusione, ma è un dettaglio certamente non trascurabile.

Nel ricostruire il quadro complesso nel quale si sta operando, va ricordato anche che ad aprile era stata inviata una lettera – firmata da quasi tutti i top 10 ATP e WTA – destinata proprio ai tornei dello Slam, dove si chiedeva una maggiore percentuale sui totali dei ricavi dei tornei, oltre a un maggior coinvolgimento nei processi decisionali. Il prize money degli US Open è andato, solo in parte, in questa direzione, e sarà interessante in questo senso capire come ci si muoverà a partire dal prossimo anno quando si tornerà in Australia.

Insomma, la partita è ancora ampiamente aperta, nonostante le informazioni a disposizioni siano centellinate (come è normale, quando ci sono di mezzo tribunali e cause di questa portata).