Le parole dell’azzurro, che valuta l’opzione del ritiro dopo la sconfitta subita ai Championships contro Carlos Alcaraz al quinto set

LONDRA – «Penso che non ci potesse essere miglior congedo possibile da Wimbledon e forse dal tennis. Ho dato tutto, ho lottato contro un grandissimo campione, sono contento di aver dimostrato a Federico e Farah (i figli ieri in tribuna, nda) di cosa è ancora capace, a 38 anni, il loro papà. Ora sento ancora l’emozione, mi servono un paio di giorni per digerire una partita così e decidere il mio futuro, se è giunto o no il momento di salutare tutti». E’ per vivere giornate simili che un campione come il ligure ha resistito negli ultimi mesi alla fatica sempre maggiore, agli acciacchi dell’età («sono tre anni che lotto con gli infortuni») al richiamo di una pensione dorata. Gli applausi del campo Centrale più importante del mondo, il tifo dei tanti italiani presenti e i complimenti di Alcaraz sono riconoscimenti meritati per la partita straordinaria di Fabio: le risposte anticipate, certe saette di rovescio, i ricami sotto rete, abbiamo applaudito per oltre quattro ore tutto l’armamentario di un tennis sempre più raro e che per lunghi tratti ha messo in ginocchio il due volte campione uscente di Wimbledon. «Mi sono divertito, è stata una grandissima partita, resta il rammarico per le tante occasioni che non ho sfruttato all’inizio del quinto set. Un match così comunque non lo potevo certo immaginare, quest’anno ho avuto tanti problemi ed ho giocato male (solo quattro partite vinte, nda), non avevo aspettative. E invece sono uscito tra gli applausi, molto bello».
E che bello quando un papà riesce a farsi vedere così forte davanti ai proprio eredi. «Con Federico abbiamo fatto un bel pianto insieme, negli spogliatoi – dice Fognini, gli occhi ancora lucidi – quando è uscito l’accoppiamento con Alcaraz, il suo tennista preferito, eravamo a casa, in Liguria, e lui mi ha detto, “papà, posso venire a vedere la partita? Tanto perdi…”. Dopo la gara mi ha detto che sono stato bravo, e Carlos gli ha pure regalato la sua maglietta…». Si torna a parlare del possibile (o probabile?) passo d’addio. «I paragoni con la decisione di Flavia (Pennetta, la moglie, nda) di ritirarsi dopo il trionfo agli Us Open non reggono. Io non sono stato tanto bravo e… fortunato da vincere uno Slam, per farcela ne avrei dovuti ammazzare 45… Sì, Alcaraz ha detto che con il livello di oggi potrei giocare ancora tre o quattro anni, ma ripeto, ho bisogno di tempo per fare chiarezza dentro di me. Sto facendo tanta fatica a giocare, la classifica è quella che è (Fabio è numero 138 del ranking, nda) e perdere mi fa ancora incazzare. Però i tornei Challenger no, non voglio più giocarli. Sono felice di aver giocato questa partita, di aver divertito gli appassionati di tennis, è questa l’immagine del torneo che voglio portare con me. Stasera una bella cena a base di sushi poi, tra un paio di giorni, davanti a una birra o a un bicchiere di vino avrò le idee più chiare. Ma la decisione sarà mia e solo mia». Una cosa è certa: Fabio, ci mancherai.