Il tennista finlandese ha raccontato la propria storia attraverso il sito ufficiale dell’ATP, che tre anni fa a Miami ha preso una piega inaspettata

“Lo scorso anno, per quattro mesi e mezzo non ho toccato la tacchetta. Per un motivo che non potreste mai immaginare: per via della mia salute mentale”. Inizia così l’intervista a cuore aperto – e a tratti drammatica – che Emil Ruusuvuori ha concesso all’ATP, dove ha raccontato la sua storia e le tante difficoltà che ha dovuto affrontare per tornare nuovamente in campo. “Quando arrivò il momento del mio primo turno a Parigi, mi sentivo come se non fossi davvero in campo. Non ero presente se non per i miei piedi sulla terra battuta, quindi non c’è da sorprendersi che abbia perso in tre set. Durante Wimbledon, dovevo accostare, fermarmi e scendere dall’auto perché a volte mi sembrava di svenire. Non avevo più il controllo.“
Da lì la necessità di fermarsi, e non per qualche settimana come aveva già provato a fare ma per un periodo più lungo, per cercare di riprendere in mano la propria vita. “Sono andato a Montreal, ma ho dovuto rinunciare. Raccontai che era a causa di un problema intestinale, ma era soltanto una questione di testa. Ho deciso che era abbastanza. Non ho toccato una racchetta per quattro mesi e mezzo, e alcuni di quei giorni sono stati i più difficili”.
Un problema, quello della salute mentale, che troppo spesso è ancora sottovalutato nel mondo del tennis, e di cui a volte non si comprende la reale portata. Ruusuvuori ha infatti raccontato come il primo attacco di panico sia stato tre anni fa, a Miami. “Una mattina in Florida mi sono svegliato e ho sentito come se qualcuno mi stesse strangolando. Era impossibile respirare. Era come se qualcuno mi stesse calpestando il petto. Salimmo in macchina per andare al campo e non riuscivo a parlare. La mia mente impazziva”. L’edizione è quella in cui il finlandese riuscì a portare Sinner al terzo set, e anche il ricordo di quella partita è tormentato. “Nessuno avrebbe potuto immaginare cosa avessi passato. Qualcosa non andava, ma ho continuato a fare quello che avevo fatto per tanti anni”.
Ruusuvuori è tornato in campo solamente a febbraio, con una classifica che lo ha visto sprofondare ma con una vittoria molto più importante. “Un aspetto positivo di questo percorso è che ho imparato ad accettare l’idea di non poter più giocare. Prima non era nemmeno un’opzione. Tutto ruotava intorno al mio tennis e alla mia carriera. Eppure, ho sempre avuto l’idea che sarei tornato. Non era nemmeno un dubbio, era solo questione di tempo”. Una storia difficile da raccontare, ma che Ruusuvuori ha voluto condividere con il mondo intero per provare ad aiutare chi vive una situazione simile, e per lanciare il monito che non bisogna mai sottovalutare la salute mentale. “Se la mia storia aiuterà anche solo una persona, allora ne sarà valsa la pena. Se non state bene, non c’è cosa più importante che aiutare voi stessi. Non tenetevi tutto dentro. Va bene essere tristi, avere una brutta giornata. Ma ricordate: i momenti difficili non durano per sempre”.