Redazione
07 January 2020

La seconda carriera di Matteo Donati

L'intervista esclusiva di Tennis Italiano a Matteo Donati, atleta italiano pronto al rientro dopo un grave infortunio al gomito.

Matteo Donati - Ray Giubilo

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Matteo Donati è finalmente pronto al rientro. Dopo anni di calvario ed una carriera contraddistinta dagli acciacchi fisici, il tennista classe ‘95 di Alessandria si è detto pronto al rientro dopo l’infortunio al gomito che l’ha tenuto fuori 9 mesi dai campi. L’azzurro potrà usufruire del ranking protetto per incamerare punti preziosi e risalire finalmente la china dopo un duro lavoro di riabilitazione e terapie. Attualmente Donati è al 770esimo gradino del ranking Atp, l’ultima partita disputata risale invece alle qualificazioni del Roland Garros, dove fu costretto al ritiro nel terzo set contro il bielorusso Uladzimir Ignatik.

Una carriera giovanile, quella di Matteo, che l’ha visto pian piano affermarsi come uno dei tennisti emergenti più promettenti dell’intero panorama internazionale: dopo aver raggiunto la top 30 del ranking juniores, il tennista piemontese ha partecipato a tutte le prove degli Slam raggiungendo, tra gli altri risultati, la finale di doppio a Wimbledon con Pietro Licciardi (persa contro Kyrgios/Kokkinakis). Nel 2013 il grande salto tra i professionisti, con i primi acuti a livello Futures ed un livello di tennis costantemente crescente. Il 2015 è l’anno della conferma, con la finale raggiunta nello storico Challenger di Napoli e l’entusiasmante secondo turno raggiunto negli Internazionali BNL d’Italia, oltre ai continui risultati nel circuito cadetto che gli valsero in estate il best ranking al numero 159 Atp.

Raggiunto telefonicamente in esclusiva da Il Tennis Italiano, Matteo ha ripercorso gli ultimi mesi di lavoro e le tappe fondamentali di una carriera, fortunatamente, ancora tutta da scrivere.

Matteo, quasi 5 anni fa ottenevi una wild card per il main draw degli Internazionali BNL d’Italia. Che ricordi hai di quel momento?

"È senza dubbio il ricordo più bello della mia carriera, per il risultato ma soprattutto per le emozioni provate nelle due partite al Centrale sia nella prima con Giraldo che nella seconda con Berdych. Emozione unica, ancora adesso ho i brividi nel ripensare all’atmosfera che si era creata intorno a me”.

Tanti infortuni hanno frenato la tua ascesa. Da dove riparte oggi Matteo Donati?

“Dal 2015 ho avuto tanti infortuni, principalmente al polso e alla schiena. Non sono praticamente mai riuscito a trovare continuità in una stagione, è stato difficile. Il 2019 è stato un incubo, tra terapie ed infiltrazioni dovute all’operazione al gomito ho perso tanto tempo ma andare sotto i ferri era l’unicastrada percorribile. Ora voglio buttarmi tutto alle spalle, sono carico e motivato per l’anno appena iniziato”.

Da tre mesi lavori a Tirrenia con lo staff della Federazione Italiana Tennis, con il tuo nuovo allenatore Mosè Navarra e sotto la supervisione di Umberto Rianna. Come ti trovi? Su quali aspetti state lavorando maggiormente?

"Con la Federazione ho un ottimo rapporto, fin da quando ero piccolo ho avuto l’occasione di lavorarci. Da Ottobre vengo seguito sotto l’aspetto tennistico, mentale e di preparazione atletica dalle persone che lavorano a Tirrenia. Ora sto migliorando, mi sto allenando finalmente senza alcun dolore. Ci stiamo focalizzando maggiormente sulla parte fisica, ad esempio ho dovuto apportare qualche accorgimento sul movimento del servizio per evitare di avere ricadute. Un ringraziamento speciale va a Mosè Navarra, Umberto Rianna e Filippo Volandri che mi sono stati vicino nei momenti più duri.

Sei sempre stato un giocatore propositivo e d’attacco. Le tue armi migliori restano servizio e dritto o stai cercando qualche altro dettame tattico da seguire?

Stiamo lavorando moltissimo sulla tattica. Oltre a qualche modifica nell’esecuzione dei colpi per un aspetto di prevenzione, rispetto a prima sto usando molto più lo slice di rovescio. Le mie armi migliori però rimangono servizio e dritto, ci ho dovuto lavorare molto però man mano sto riprendendo le velocità adeguate.

Con la stagione 2020 ai nastri di partenza, cosa manca ancora a Matteo Donati?

"La cosa che mi manca ancora è la parte della competizione. Ho lavorato tantissimo su tutti gli altri aspetti, ho avuto tanti mesi a disposizione e sono soddisfatto del lavoro eseguito. Purtroppo la gestione del match e l’adrenalina che ne consegue si allenano giocando tornei, dopo 8 mesi senza partite probabilmente quello è il tassello mancante".

L’Italia del tennis maschile, dopo anni di purgatorio, sta finalmente brillando di luce propria. Che ruolo potrai avere negli anni a seguire per il movimento azzurro?

"È certamente l’anno migliore per quanto riguarda il nostro tennis, anche se dobbiamo ricordare con

maggiore frequenza quanto fatto da Cecchinato nel 2018. Berrettini ha fatto un’ annata incredibile, più il

movimento è in salute più tutti ne trarremo benefici. Spero presto di arrivare anche io, ho fame di vittorie".

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