Riccardo Bisti - 20 November 2017

Ashleigh Barty, l'aborigena che sogna le top-10

Aveva lasciato il tennis per il cricket, poi Ashleigh Barty è tornata in punta di piedi: quest'anno voleva entrare tra le top-100 ma ha vissuto una stagione clamorosa, chiudendo in 17esima posizione. Favorita per la Newcombe Medal, adesso vuole di più e punta decisa all'Australian Open. “La pressione è soltanto un privilegio”.

Soltanto un anno fa, era fuori dalle top-300 WTA. Ashleigh Barty aveva appena ripreso in mano una racchetta, ma senza certezze. Oggi, la talentuosa aborigena è addirittura in 17esima posizione, non così distante dal sacro obiettivo delle top-10. “È un traguardo realizzabile, certo, perché no? - ha detto la ragazza di Ipswich - devo continuare a lavorare così. Se faccio le cose giuste, i risultati arriveranno da sé”. Quest'anno è stata la giocatrice ad aver effettuato i maggiori progressi: impresa ancora più esaltante dopo l'anno sabbatico che l'aveva portata a giocare nel campionato australiano di cricket, con le Brisbane Heat. Durante il periodo di stop, qualcuno aveva ipotizzato che si fosse allontanata dal tennis perché faticava a gestire l'omosessualità. Detto che non ha fatto alcun coming out, il rientro è stato travolgente: nel 2017 ha vinto il suo primo titolo WTA e ha raccolto ben otto vittorie contro giocatrici comprese tra le top-20: Garbine Muguruza, Venus Williams, Karolina Pliskova, Johanna Konta, Jelena Ostapenko, Agnieszka Radwanska, Anastasia Pavlyuchenkova e Angelique Kerber. “Ho vissuto belle sensazioni: mi sento a mio agio sul campo da tennis, a prescindere dalla mia avversaria. E quando sento di avere una buona chance, la fiducia aumenta in modo esponenziale”. In virtù dei suoi straordinari risultati, la Barty è nettamente favorita per la “Newcombe Medal”, riconoscimento annuale consegnato da Tennis Australia al giocatore (o giocatrice) che si è maggiormente distinto/a nel corso della stagione. A suo dire, la svolta è arrivata a Birmingham, quando ha superato una Garbine Muguruza che da lì a poco avrebbe vinto Wimbledon. “Lì ho avuto la sensazione di aver portato il mio tennis a un altro livello. Più in generale, a Birminghan ho giocato il mio miglior tennis di sempre. Sono stata in grado di tenere un ottimo livello di gioco per alcuni match di fila”. E pensare che a inizio anno aveva obiettivi decisamente più modesti: voleva semplicemente entrare tra le top-100.

SPORTIVA ABORIGENA DELL'ANNO
Ha raggiunto il traguardo a marzo, poi l'asticella si è alzata, giorno dopo giorno. “Non me l'aspettavo. Direi che ho costruito le basi ideali per l'anno prossimo”. Grande promessa junior, qualche anno fa aveva ricevuto la “benedizione” di Evonne Goolagong. L'ex campionessa di Wimbledon fece il suo nome, senza esitazione, quando le chiesero chi sarebbe stata la prossima grande giocatrice di origine aborigena. Le sue difficoltà esistenziali l'avevano fatta sparire dai radar, ma oggi la sua storia è di nuovo sulla ribalta. Ashleigh ha raccolto i complimenti di Steffi Graf, che ha definito “incredibile” la sua storia. “Steffi è straordinaria, quando ero più giovane ho avuto la possibilità di trascorrere un po' di tempo con lei a Las Vegas. È stato bello sentire certe parole da una leggenda del tennis. Più in generale, il 2017 mi ha dato la fiducia e la motivazione necessaria per allenarmi bene nella off-season, e cercare di fare ulteriori progressi l'anno prossimo”. Il salto di qualità passerà dal rendimento nei tornei del Grande Slam, unica pecca del 2017, visto che non ha mai superato il terzo turno. L'attesa è soprattutto per l'Australian Open, dove si presenterà come massima speranza aussie, ereditando le pressioni sopportate nell'ultimo decennio da Samantha Stosur. A parole, la Barty non ha problemi. Anzi, sentitela: “La pressione è un privilegio. Per me è esaltante iniziare la stagione da numero 1 australiana”. In attesa della cerimonia per la Newcombe Medal, è stata premiata con il National Dreamtime Award, riconoscimento destinato agli aborigeni che si sono distinti in vari ambiti. Ashleigh è stata nominata come sportiva dell'anno. “La mia eredità indigena è qualcosa che mi tengo stretta. È stato incredibile vivere una serata come questa per celebrare il nostro sport, la nostra musica, la recitazione e tutto il resto. Ci son alcune persone speciali, eravamo tutti insieme”. Tutto bello, bellissimo. Adesso non le rimane che confermarsi sul campo da tennis. Sarà la cosa più difficile. Ma può anche essere esaltante.

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