Riccardo Bisti
06 January 2017

18 anni, promessa. Accusato di corruzione.

Campione in carica dell'Australian Open Junior, Oliver Anderson è accusato di aver truccato una partita al Challenger di Traralgon. Il processo inizierà il 2 marzo, ma gli indizi sembrano incisivi. Che bisogno c'era di lasciarsi tentare ad appena 18 anni, peraltro avendo alle spalle una federazione ricca come Tennis Australia?
Dodici mesi fa, Oliver Anderson coronava il sogno di ogni baby-tennista. Vinceva l'Australian Open Junior, perfetto coronamento alla carriera giovanile prima di tuffarsi nel tennis che conta. Nove mesi dopo, qualcuno lo ha avvicinato poco prima che scendesse in campo al Challenger di Traralgon, Australia. Il suo avversario, Harrison Lombe, gli stava dietro in classifica di 920 posizioni (704 contro 1624). Insomma, era favorito per tutti. Anche per le agenzie di scommesse. Può darsi che gli abbiano chiesto di perdere la partita, o magari di mollare un set, naturalmente in cambio di un incentivo in denaro. In effetti, il punteggio lascia qualche dubbio: 4-6 6-0 6-2 per il 18enne australiano (che poi avrebbe perso al secondo turno). Sembrava uno dei tanti risultati da infilare negli immensi archivi del tennis, e invece ha dato il via a un'indagine sfociata in un'accusa ben precisa: Anderson avrebbe truccato la partita (o parte di essa) in cambio di denaro. “Oliver sta collaborando con la autorità ed è in attesa del processo” ha riferito un portavoce della sua famiglia. Anderson è numero 743 ATP ed è allenato da Wayne Arthurs, ex buon giocatore australiano, protagonista in tanti match di Coppa Davis. E' sicuramente un buon prospetto. Per questo, la notizia ha gettato nello sconforto l'ambiente australiano. L'agenzia di stampa Fairfax Media ha raccolto la testimonianza anonima di un “noto” ex professionista. “E' molto deludente. Non capisco perché avrebbe dovuto farsi coinvolgere in una cosa del genere. Non pensavo che fosse così stupido”. L'indagine è stata portata avanti dalla polizia del Victoria, con la collaborazione dei bookmakers e degli investigatori di Latrobe Valley. 

PERCHE' BARARE A 18 ANNI?
Anderson comparirà davanti ai giudici il prossimo 2 marzo, sempre nel distretto di Latrobe Valley. I media australiani hanno ascoltato diversi pareri, scoprendo che la sua passione per il tennis non era così feroce. Tuttavia, le aspettative erano (sono?) di vederlo intorno al numero 70 ATP. Il torneo di Traralgon è stato l'ultimo della sua stagione, poiché si è operato all'anca e infatti ha saltato i play-off australiani di dicembre, con in palio una wild card per l'Australian Open. Al di là degli esiti giudiziari (per ora si parla di un'inchiesta della giustizia ordinaria, senza che sia menzionata la Tennis Integrity Unit), la vicenda sorprende e sconcerta per due ragioni. In primis, per l'età del ragazzo. Ad appena 18 anni (ne compirà 19 il prossimo 30 aprile), cedere a una tentazione del genere è diabolico. E' come se non ci potesse più fidare di niente, nemmeno della casta ingenuità di un adolescente. In secundis, il fatto che sia australiano. Ha alle spalle una delle federazioni più ricche del mondo, sempre attenta a supportare (ed educare) i suoi giocatori. Prestarsi a una truffa per una scorciatoia economica sembra un gesto più ignorante che criminale. Tennis Australia ha già fatto sapere che, in casi come questi, si applicherà la tolleranza zero. Nel 2013, in Australia è stato inaugurato un corpo investigativo specifico sull'integrità nello sport. Da allora, sono emersi soltanto tre gravi casi di corruzione: uno di calcio, uno di ippica e uno di tennis (coinvolti Nick Lindahl e Matthew Fox). 

NADAL: “NEI GRANDI TORNEI NON SUCCEDE”
Secondo Neil Paterson, vice-commissario della polizia del Victoria, non bisogna illudersi che certe cose succedano solo a livelli più bassi. “Niente affatto, anzi, sappiamo che succede. Il fenomeno delle partite truccate è il genere di criminalità con il più alto tasso di crescita, in tutto il mondo. Anche per questo, siamo lieti che le varie associazioni sportive siano molto attente nell'educare i giocatori. In questo modo, gli sportivi sanno cosa devono fare quando vengono approcciati via social network, o se qualcuno bussa alla loro camera d'albergo”. Chi si presta alla criminalità, dunque, non ha alibi: lo fa perché è consapevole di farlo. In questo momento non ci sono altri dettagli sulla vicenda di Anderson, anche se i due spifferi resi noti (le dichiarazioni dei familiari e l'esito della partita incriminata) farebbero pensare che sia tutto vero. Sull'argomento è intervenuto Rafa Nadal, che non la pensa come Paterson e ha tenuto a difendere l'integrità del tennis, almeno ad alti livelli. “So che ci sono problemi di questo tipo nei tornei minori, dove i montepremi sono piuttosto bassi. Però ci ho trascorso poco tempo, quindi non ne posso parlare. Sul circuito ATP, invece, posso dire che non succede. Se succede, è un fatto molto raro. Io vedo sempre partite combattute, con gente che non vuole perdere. Qualche settimana fa, in Spagna ci sono stati degli arresti. E' una cosa positiva”. Probabilmente è vero, però il caso di Anderson è inquietante. Un ragazzo giovane e promettente non deve cadere nella morsa della corruzione. Qualunque sia il suo livello. 
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