Ci avviciniamo ai Championships: un’edizione rivoluzionaria e piena di novità sotto tanti punti di vista, è addio ad alcune tradizioni

Tutti aspettano Wimbledon e con esso il tennis in bianco al cospetto di teste coronate e tribune fiorite. All’All England Lawn Tennis & Croquet Club, per due settimane si vive una sorta di incantesimo: si è avvolti dalla storia e dal mito pur correndo veloce verso il futuro. Wimbledon 2025 incarnerà più che mai il connubio tra tradizione e progresso, cura del passato e desiderio di modernità. Questo è uno degli aspetti più marcati dello Slam londinese, e il suo tennis oscilla ormai dall’anima vintage all’innovazione di usi e strumenti. Ci sono tanti dettagli, però, che non appartengono solo al mondo del tennis, bensì ad un apparato culturale molto più ampio ed eterogeneo, che va dalla botanica all’arte venatoria, dal protocollo reale alla gastronomia, dagli Honorary Stewards alla sostenibilità ambientale e altro ancora.
Good bye giudici di linea
Anche il torneo più classico al mondo, da tempo viene sedotto dal progresso tecnologico. Dopo l’addio alla “Middle Sunday” e al “Manic Monday”, ora è il momento di salutare anche i giudici di linea. Per la prima volta, i celebri linesmen dei campi sacri di Church Road verranno definitivamente sostituiti dalla tecnologia con il Live Electronic Line Calling (LELC), tecnica già testata durante il torneo da alcuni anni che comporterà circa 450 telecamere installate intorno ai campi; dei 350 giudici di linea in servizio finora, solo una piccola parte vestirà un nuovo ruolo di “assistente” durante i match. Per ora, dunque, solo il Roland Garros continua ad avvalersi dei “guardiani” delle righe.
Omaggio ad Arthur Ashe
Ogni anno il torneo celebra i vincitori del passato. Quest’anno è il 50esimo anniversario della vittoria di Arthur Ashe che, nel 1975, in finale contro Jimmy Connors, diventò il primo tennista afroamericano a trionfare ai Championships. L’ex n. 2 del mondo, oltre a Wimbledon, vinse anche un titolo all’Australian Open e uno allo US Open e disputò altre quattro finali Slam. Conquistò due volte la Coppa Davis e 81 trofei in tutto, 47 nell’Era Open. Come annunciato ufficialmente da un recente comunicato stampa del torneo, quest’anno, per omaggiare l’ex campione, gli organizzatori hanno invitato nel Royal Box i famigliari di Ashe, venuto a mancare nel 1993.
Wimbledon 2025: “tennis in un giardino inglese” e nuovi 600 alberi
Quest’anno più che mai i Championships desiderano celebrare la tradizione della botanica e la cultura del paesaggio all’inglese, il tutto, ovviamente, nel segno della biodiversità e sostenibilità ambientale. Lo testimonia il poster ufficiale dell’edizione 2025, creato dalla designer inglese Sarah Madden e intitolato “Tennis in an English Garden”. Nel disegno, in primo piano, tra i fiori della tribuna del Centre Court, sono presenti soltanto alcuni spettatori; il resto degli spalti – e persino il Royal Box – è un tripudio floreale dalle sfumature rosa e viola, che abbraccia con grazia tutto il centrale. In campo, due giocatrici gareggiano al cospetto di una natura lussureggiante e delicata al tempo stesso. Si possono riconoscere le specie che ornano i vialetti e le aiuole del Club tra cui, in primis, le onnipresenti Petunie Calibrachoa, il cui colore viola è diventato (insieme al bianco e al verde), dal 1909, uno dei colori simbolo del torneo. Ma possiamo scorgere anche le ortensie e l’elegante Giglio del Nilo. Svolazzanti tra i fiori, farfalle e api simboli dell’impegno green del torneo. Impegno che, da sempre, è uno dei grandi obiettivi dell’evento londinese, tant’è che quest’anno, come annunciato dal torneo, l’All England Club ha donato ben 600 alberi spuntati dalle ghiande di querce secolari raccolte nel campo da golf di Wimbledon Park, da piantare nei borghi vicini di Merton e Wandsworth.
In memoriam… Fred Perry
Ai piedi del Centre Court riposa una leggenda. Fino al primo storico trionfo a Wimbledon di Andy Murray, nel 2013, Fred Perry era il mito assoluto del tennis britannico, l’ultimo inglese a vincere i Championships, 77 anni prima, nel 1936. In realtà, Perry vinse il torneo anche nel 1934 e nel 1935 e riuscì a conquistare tutti i major, con otto titoli complessivi. Fu n. 1 del mondo nella classifica di allora e conquistò ben quattro volte la Coppa Davis (1933-1936). Nonostante gli straordinari successi, venne squalificato dalla Federazione britannica per essere passato al professionismo. Nel 1975, fu introdotto nella International Tennis Hall of Fame. Poi, finalmente il “perdono”. Le istanze del tennis inglese decisero di dedicargli una statua: venne realizzata nel 1984 dallo scultore britannico David Wynne e posizionata al lato del Campo Centrale. Bellissima, rappresenta Fred intento ad eseguire un dritto. Ogni anno, durante il torneo, la scultura è meta obbligata di migliaia di appassionati per immortalarsi in foto con l’indimenticabile campione. Mancato nel 1995, Perry riposa in pace proprio accanto alla sua statua, come testimonia una piccola lapide, circondata da ortensie e petunie.
Il torneo della Principessa
La Regina Elisabetta è stata la royal patron del torneo di Wimbledon e dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club fino al 2016, anno in cui ha passato il testimone a Catherine Middleton, moglie del Principe William e Principessa del Galles. Da allora “Kate”, amatissima dal popolo britannico e grande appassionata di tennis, è la personalità più attesa a Church Road. La Principessa svolge con grazia ed eleganza il ruolo di madrina dei Championships e, nelle fasi finali del torneo, è sempre presente in prima fila nel Royal Box, tribuna reale (74 posti) del Centre Court riservato a spettatori di sangue blu, ex campioni del tennis e dello sport, star dello spettacolo e personalità della cultura. L’anno scorso, accompagnata dalla figlia Charlotte e dalla sorella Pippa, ha commosso tutto il pubblico del Centrale nella sua prima apparizione dopo la lunga assenza dalla vita pubblica a causa di una grave malattia. Per l’occasione, la Principessa ha indossato un abito viola petunia, in omaggio all’evento. Kate e William vengono ogni anno ad assistere al torneo mentre l’ultima apparizione della Regina Elisabetta risale al 2010. Ricordiamo inoltre che, fino al 2003, i giocatori, al loro ingresso in campo avevano l’obbligo di fare l’inchino alla tribuna reale. Tale regola da allora è stata abolita con un’eccezione, qualora il Re fosse presente nel royal box.
Rufus “the Hawk”
Il vero guardiano di Wimbledon si chiama Rufus. Rufus “the Hawk” ormai è una vera istituzione all’All England Club. Si tratta di un rapace della specie dei “falchi Harris”, falchi americani di basso volo, tra i più gettonati nell’arte della falconeria. Rufus, addestrato da abili falconieri ed utilizzato dal torneo ormai da più di quindici anni (aveva sedici settimane quando è entrato in “servizio” nel 2008), appartiene alla Avian Environmental Consultants (il servizio britannico per il monitoraggio della popolazione ornitologica). Il suo compito? Tenere lontani i piccioni dal Club sorvolando ogni giorno i campi, dalle 5 alle 9 del mattino. E anche lui, come Wimbledon, ha imparato ad adeguarsi ai tempi poiché, vista la sua grande popolarità, possiede perfino un account Twitter e Instagram! La celebrità però ha sempre il rovescio della medaglia e anche Rufus ne ha fatto le spese: nel 2012 venne addirittura rapito. Fortunatamente fu ritrovato dopo tre giorni. Ricordiamo che l’utilizzo dei falchi venne introdotto a Wimbledon nel 1999.
Gli Honorary Stewards, angeli custodi della “queue”
Gli spettatori più attenti noteranno che accanto ai box dei giocatori, ai lati del Centre Court e all’ingresso degli altri campi ci sono dei signori distinti con pantaloni grigi e giacca blu. Sono gli Honorary Stewards, personale addetto all’accoglienza dei visitatori e del pubblico, ormai iconici a Wimbledon, e la cui istituzione fu inaugurata nel 1927 con sei volontari. Nel 1950, fu istituita la “Association of Honorary Stewards of the Wimbledon Lawn Tennis Championships” e, ad oggi, ogni anno gli Honoray Stewards impiegati nel torneo sono 200, tutti volontari. Uno dei ruoli più importanti è quello di assistere e gestire gli aspiranti spettatori durante la mitica “queue” di Wimbledon Park, formata da tenaci appassionati di tennis che, sprovvisti di biglietto, attendono stoicamente anche un’intera notte in tenda nella speranza di procurarsene uno per la giornata. La “queue” di Wimbledon può essere considerata una vera e propria esperienza filosofica (si sa, i britannici amano molto le file) e gli Honorary Stewards, con perfetto aplomb british, ne assicurano la perfezione dello svolgimento e la buona condotta dei partecipanti fornendo loro, tra l’altro, una vera e propria guida della “queue”, con tanto di mappa, numerazione della postazione, ecc. Ogni giorno, fino al mercoledì della seconda settimana, vengono venduti in tutto 1.500 biglietti per il Centre Court, il Court n. 1 e n. 2 (500 biglietti ciascuno), così come i biglietti “ground” per l’accesso all’impianto, ai campi secondari e alla Hill, la mitica collina dal maxischermo con le immagini del Centrale.
Pimm’s e fragole con panna…al nuovo ristorante Cavendish
Wimbledon è un posto speciale anche per i gourmet. Nei ristoranti e punti di ristoro dell’impianto si possono gustare varie prelibatezze: salmone, insalate speziate, smoothies con ogni tipo di frutta, e il tipico english breakfast. Tuttavia il cibo più emblematico della quindicina londinese sono le fragole, rigorosamente provenienti dal Kent. Saporite e zuccherine, sono davvero irresistibili e, per i più golosi, vengono accompagnate con la panna liquida. Un must. Per i drink, oltre al raffinato champagne, non può mancare il Pimm’s, bevanda ufficiale di Wimbledon onnipresente nell’estate inglese, a base di gin, erbe e limonata con fettine di cetriolo e pezzi di frutta; tuttavia, la ricetta esatta è ancora top secret. Il Pimm’s venne inventato nell’Ottocento da James Pimm, un ristoratore del Kent specializzato nei frutti di mare.
Da quest’anno, come annunciato dal torneo, si potrà degustare tutto ciò presso il nuovo ristorante “The Cavendish”; in realtà si tratta dell’ex Parkside Kitchen, situato alla base del Court n. 1, ma con un’offerta gastronomica rinnovata che propone piatti tipici con prodotti di stagione e la possibilità di consumare anche l’imprescindibile afternoon tea inglese. Come viene precisato dal recente comunicato di Wimbledon, il ristorante prende il nome da Henry Jones, noto anche come “Cavendish”, uno dei fondatori dell’All England Club e uno dei creatori dei Championships, nonché il primo giudice arbitro del torneo, nell’edizione inaugurale del 1877.
I trofei di Wimbledon
“The Gentlemen’s Singles Trophy” e “The Ladies’ Singles Trophy”, sono tra i più regali al mondo (non poteva essere diversamente). Se la coppa del torneo maschile mantiene una denominazione generica, il trofeo femminile è anche conosciuto come “Venus Rosewater Dish” ed è infatti un magnifico vassoio in argento con alcune dorature. Il trofeo maschile è in argento dorato e fu acquisito dal torneo nel 1887 (negli anni precedenti il trofeo era un altro, la Field Cup). Il vassoio femminile venne acquistato dal torneo nel 1886; la sua simbologia è intrisa di storia e cultura classica. Il modello è infatti ispirato ai manufatti del Seicento e al tipo di vassoi utilizzati nel Cinquecento per decorare i buffet dei principi. Inoltre, il disegno centrale del piatto rappresenta la Temperanza e, intorno ad essa, sono incise quattro placche che simboleggiano i quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco. Sulla parte esterna, invece, sono raffigurate le sette arti liberali (grammatica, dialettica, retorica, musica, aritmetica, geometria e astrologia), insieme alla loro madrina, la dea Minerva. I vincitori non ricevono il trofeo orginale, bensì una copia che misura i tre quarti dell’originale. Entrambi i trofei vennero creati dalla casa inglese Elkington & Co.
La volpe… non solo Sinner
Sinner potrebbe non essere l’unica “volpe” di Wimbledon. A Church Road, infatti, come in tutta l’Inghilterra del resto, è molto comune imbattersi nelle belle volpi rosse. Curiose e diffidenti al tempo stesso, si aggirano nei giardini, nei parchi e nelle vie cittadine in cerca di cibo, soprattutto di notte, ma capita di avvistarle anche di giorno. Chissà se le incontrerà anche Jannik?