NOVANTA COLPI VINCENTI
Per sei giochi, è sembrato di rivedere il giocatore dei tempi d’oro, quando durante un periodo d’allenamento a Las Vegas, André Agassi gli aveva fatto capire che uno col suo tennis avrebbe non solo potuto, ma dovuto combinare qualcosa in più. Lui rispose salendo fino alla settima posizione del ranking, propiziata soprattutto da quella splendida semifinale in Australia. Se l’ex campione statunitense avrà visto il suo match di oggi, forse, gli sarà scappato un sorriso. Come si batte questo Nadal è noto a tutti: bisogna aggredirlo sulla seconda di servizio, cercando di farlo scambiare il meno possibile, in modo da non dargli ritmo. E allora perché non lo battono tutti? Perché non tutti lo sanno fare. Ma Verdasco sì, benissimo, e l’ha dimostrato una volta di più. Non ci credevano nemmeno al suo angolo. Addirittura, a un certo punto coach David Sanchez ha ripreso la sua spalla Sergio Perez, per essere scattato in piedi a esultare dopo l’ennesimo vincente, uno dei novanta (!) scaricati sul Plexicushion nelle 4 ore e 41 minuti che hanno regalato all’Australian Open 2016 la prima, grande sorpresa. Ma a mandare in panne il motore Nadal c’è stato altro: 20 ace, 25 punti su 27 a rete, e una tanta forza mentale. Nonostante tutto, infatti, Nadal è arrivato a due punti dal successo sul 6-5 0-30 al quarto set, dopo che il connazionale aveva mancato un set-point sul 5-3 e servito invano sul 5-4. Pareva il momento perfetto per il crollo, ma che il match finisse al quinto era sacrosanto, e Verdasco ha dimostrato di meritarlo di più.
“HO CHIUSO GLI OCCHI E TIRATO TUTTO”
L’allerta c’era: dopo aver perso i primi tredici precedenti, ‘Nando’ aveva vinto due degli ultimi quattro, che si traducono in fiducia e consapevolezza di potercela fare. Ma il quinto set che ha sfoderato, sinceramente, è qualcosa di difficilmente immaginabile. “Da quando sono andato sotto nel quinto set, ho tirato un vincente dopo l’altro”, ha detto al microfono di Jim Courier. “Non so come ho fatto: chiudevo gli occhi ed entrava tutto, così ho continuato”. Secondo lui, oltre a una sua crescita al servizio, la differenza l’ha fatta un piccolo calo di ‘Rafa’: “i suoi colpi arrivavano più corti e meno violenti, così ho potuto giocare vicino al campo. Battere Nadal qui, da 2-1 sotto, è stupendo”. In passato l’ex numero uno del mondo ha vinto talmente tanto che a ogni sconfitta vanno ritoccati record negativi: terzo Slam di fila in cui non arriva agli ottavi, prima sconfitta all’esordio in Australia (dove da quando è diventato un top player aveva sempre centrato i quarti), secondo match consecutivo perso al quinto set. Ed è proprio quest’ultima la statistica che fa più male. A New York contro Fognini ha mancato un vantaggio di due set e un break, oggi si è trovato 2-0 al quinto. Lo ripetiamo: meglio di come ha giocato Verdasco da quel momento in poi non si può giocare, ma va detto anche che un tempo Nadal, da 2-0 al quinto non avrebbe perso nemmeno su una gamba sola. L’ennesimo segnale del suo tramonto sportivo? Se si vuole essere onesti è così, non lo si può non notare. Ma se in tanti scommettono che quest’anno tornerà grande, almeno sulla terra battuta, un motivo ci sarà. Forse c’è solo bisogno di tempo. I veri tifosi sanno anche aspettare.
AUSTRALIAN OPEN – Primo turno
Fernando Verdasco (ESP) b. Rafael Nadal (ESP) 7-6 4-6 3-6 7-6 6-2
