
Tanti giovani, anche più forti di Shapovalov (leggi Zverev), si sarebbero incaponiti per estremizzare il piano A, con scarse possibilità di successo, mentre il canadese ha vinto la partita perché è stato capace di modificare i suoi progetti. Mostrando maturità e qualità tattiche ha accettato di scambiare di più e l’ha fatto bene, rallentando la foga ma non la velocità del braccio, e riducendo quegli errori che han fatto da ossigeno a Seppi. È stata la chiave necessaria per vincere la partita, ripresa in mano nel tie-break del quarto set, allo scoccare delle tre ore di gioco. Seppi gli ha spianato la strada con un grave errore di diritto nel secondo punto, lui l’ha punito con un secco 7-2 e ha saltellato fino alla panchina, come a voler far vedere che di energia nelle gambe ce n’era ancora parecchia. E infatti, per intensità e continuità, il quinto set è stato il migliore della sua partita, malgrado fosse solamente il terzo in carriera contro la quarantina giocati da Andreas, uno degli specialisti del “decider”, come lo chiamano dalle parti di New York. Shapovalov ha ritrovato le sicurezze lasciate un po’ qua e un po’ là e ha sfoderato un set ai limiti della perfezione, macchiato solo da un brutto sesto game, che ha permesso a Seppi di riacciuffarlo da 1-3 a 3-3. Ma ormai la sua superiorità era evidente, confermata da un nuovo break nel game successivo. Si è visto dire di no dal servizio di Seppi per quattro volte di fila, ma si è guadagnato una quinta chance e l’ha giocata alla grande, piegando l’azzurro con una fucilata col diritto incrociato, miglior colpo (per efficacia) del suo repertorio. Una decina di minuti più tardi, fedele a quel pizzico di teatralità studiata a tavolino per aumentare già corposa lista di tifosi sparsi in tutto il mondo, era in ginocchio sul DecoTurf, con in tasca il pass per il terzo turno.

Insieme a Seppi, è andato fuori nella serata di mercoledì anche Paolo Lorenzi, che dopo l’ottimo successo all’esordio su Kyle Edmund (una delle vittime del caldo) è stato fermato dall’argentino Guido Pella. Non sorprende tanto la sconfitta, perché nel corso del 2018 il tennista di Bahia Blanca ha dimostrato una condizione tutto sommato migliore, quanto il punteggio molto severo: 7-5 6-0 6-2. E pensare che nel primo set era scattato meglio Lorenzi, capace di volare sul 4-1 e poi di guadagnarsi anche tre palle break di fila per il 5-1, che avrebbero probabilmente ammazzato il set. Tuttavia, da quel momento l’interruttore si è spento e Lorenzi è riuscito a raccogliere appena tre dei successivi ventuno (!) game. Il KO al secondo turno gli costa caro in termini di classifica: doveva difendere i 180 punti della seconda settimana del 2017, ma ne ha raccolti appena 45. Il saldo negativo lo farà scivolare di nuovo fuori dai primi 100 del mondo, portandolo attorno al numero 116. Tuttavia, da qualche settimana il famoso problema al piede che l’ha limitato nella prima parte di stagione sembra risolto definitivamente, e Lorenzi ha detto chiaro e tondo di avere ancora tanta voglia di tennis, anche se a dicembre gli anni saranno 37. Lo conferma la scelta recente di cambiare guida tecnica, che dopo il termine della collaborazione con il coach dei miracoli Claudio Galoppini (voci dicono che quest’ultimo dovrebbe lavorare a tempo pieno per la Federtennis) l’ha portato ad affidarsi agli argentini Martin Rodriguez e Walter “Wally” Grinovero, entrambi già sotto contratto con il cileno Nicolas Jarry. Non poteva certo essere qualche sconfitta in più del solito a fargli perdere le motivazioni.
US OPEN UOMINI – Secondo turno
Denis Shapovalov (CAN) b. Andreas Seppi (ITA) 6-4 4-6 5-7 7-6 6-4
Guido Pella (ARG) b. Paolo Lorenzi (ITA) 7-5 6-0 6-2
