Una giornata indimenticabile, conclusa con un invito alla serata di gala di Wimbledon. Ecco il racconto di uno spettatore privilegiato

Il direttore Stefano Semeraro con Jannik Sinner alla serata di gala di Wimbledon
Una serata così non si dimentica. A dire il vero la serata in cui – unico rappresentante della stampa italiana – sono stato invitato al Champions’ Dinner di Wimbledon inizia prima della finale. «Se Jannik Vince, il Club avrebbe piacere di averti al ballo di stasera», mi dice Luisanna, da quarant’anni anima ‘italiana’ dei Championships. Ovviamente accetto, emozionato come poche volte nei 37 anni in cui sono stato qui a Church Road. La partita, be’, sapete tutto, immaginate però con che doppia intensità – nascosta dietro un aplomb serafico – ho tifato per Jannik questa volta.

The Raffles London at the OWO
Subito dopo la premiazione, grazie al mio nuovo ‘statutus’ posso penetrare negli spogliatoi di Wimbledon, dove un sarto gentilissimo mi comunica che sfortunatamente le giacche nere della mia misura sono finite. Pazienza: ho addosso una giacca sabbia, panciotto e cravatta di Marinella, che completo con pantaloni neri da smoking e scarpe bianche da tennis: non l’outfit migliore di sempre, ma va bene così. Dopo si tratta di scrivere a velocità supersonica i pezzi per La Stampa, ascoltare le conferenze stampa, e salire su una delle Range Rover della organizzazione. Sono quasi le 23 a Londra, attraversare mezza città per arrivare a destinazione è l’occasione per riflettere su una grande giornata e godersi Battersea, Waterloo, infine lo Strand, Trafalgar sulla destra e Westminster prima di approdare nell’enorme cortile de The Raffles London at the OWO, l’enorme hotel di superlusso installato nel complesso che un tempo ospitava il gabinetto di guerra di Winston Churchill.

Il prestigioso ed esclusivo invito
Nel salone principale sul palco c’è la riproduzione di un patio di Wimbledon, ed è lì che salgono Iga e Jannik per il loro ballo, dopo un discorso in cui Jannik ammette di aver ‘bevuto un po’’ e Iga finalmente senza cappellino, esibisce un abito lungo argento e scarpe basse. Jannik, che aveva messo le mani avanti – «non sono forte con il ballo, ma vedete che me la caverò…», effettivamente si disimpegna alla grande, da perfetto cavaliere e fa addirittura piroettare la collega sul palco.

Come si può non provare l’ebbrezza di alzare LA COPPA
Al suo tavolo c’è tutta la sua famiglia, il team, e Fabienne, la sua addetta stampa, che mi concede di prendere in mano per un attimo la replica (pesantissima) della Coppa che Sinner si metterà in casa. E Jannik, gentilissimo, si concede ad un selfie. Verso le 2 le macchine dell’organizzazione sono di nuovo pronte, la fila di signore in abiti scintillanti e gentleman in mise decisamente più adeguate della mia è lunga, ma veloce. Mi attende il viaggio di ritorno a Wimbledon, di nuovo attraverso una Londra magnifica e addormentata. Ma che giornata, ragazzi.

