A meno di una settimana dall’inizio del Masters 1000 canadese, già 3 top 5 hanno dato forfait

foto Ray Giubilo
Siamo nella serata di domenica 20 luglio, e le notifiche sui forfait pesanti al Masters 1000 di Toronto intasano il cellulare. Sinner, Draper, Djokovic, poi Alcaraz… Al momento, Zverev e Fritz si divideranno le due metà del tabellone, accompagnati, si spera, dal ritorno di Lorenzo Musetti, ripresosi dall’infortunio, e Ben Shelton. Per essere un evento di categoria 1000 il parterre è un po’ debole. Più da Masters 500, in verità. Ma perché è accaduto? I “1000” nordamericani post Wimbledon non hanno mai avuto una collocazione fortunata. Un po’ perché vengono dopo due Slam molto ravvicinati, un po’ perché, almeno per la parte alta dell’emisfero, l’estate è sinonimo di pausa (o vacanze), e anche volendo ridurla al minimo, scegliendo di “staccare” qualche giorno, la preparazione di un torneo prestigioso come un Masters 1000 può essere compromessa. Nessuno dei top player si presenterebbe in campo senza aver almeno lavorato e ripreso confidenza con la racchetta 4-5 giorni.
Tutto però è diventato più complicato da quando i 1000 si sono “stiracchiati”, pretendendo le due settimane di calendario. Una scelta che ha generato confusione persino tra gli organizzatori, che per cercare di venire incontro alle esigenze del torneo “cugino”, stanno sperimentando nuove soluzioni. Un esempio pratico: Toronto comincerà domenica 27 luglio – diversamente dagli ultimi anni, quando il primo turno si disputava alla fine della prima settimana di agosto – con finale giovedì 7 agosto, in contemporanea con il primo turno di Cincinnati. In Ohio la finale sarà il 18 e dal 19 al 20 la maggior parte dei top player quest’anno sarà anche coinvolta nell’evento milionario di doppio misto agli Us Open. Chiaramente il problema si pone per i giocatori più forti che frequentano regolarmente le ultime giornate, ma è proprio per loro che la maggior parte del pubblico compra un biglietto. Una non stop di oltre tre settimane, che si chiude a ridosso dell’evento clou di New York, il vero obiettivo, dove non è concesso sbagliare.
Ecco perché la soluzione più semplice, per chi punta in alto, è ritardare l’inizio delle competizioni in America, cercando di ricalcare, con una scelta fai da te, il vecchio calendario 2023, quando il Canadian Open si inaugurava proprio il 7 agosto. Volendo poi allargare il discorso sulla stagione Masters 1000: Indian Wells e Miami sono consecutivi, ed è piuttosto frequente che il vincitore, a volte anche il finalista del primo, salti il secondo, per aggirare qualche passo falso all’esordio. Simile discorso per Madrid e Roma. Con queste premesse, l’inserimento dal 2027 o 2028 di un Masters 1000 in Arabia nelle prime settimane di gennaio (ed è facile pensare che la partecipazione per i top player sarà gratificante), complica ulteriormente il trasferimento in Australia per lo Slam. Nel 2025 Jannik Sinner, proprio per preparare con le dovute attenzioni gli Australian Open, scelse di saltare i tornei di avvicinamento e recarsi con anticipo in Australia, terra del suo coach Cahill, per adattarsi a clima e fuso.
Intanto però, i giocatori lamentano di continuo lo stress degli impegni serrati e i campioni che confessano depressione o che si prendono una pausa dal tour sono sempre più numerosi. L’ultima big in ordine di tempo è stata Ons Jabeur.
Atp e Wta, cosa aspettate? Il segnale di emergenza sta lampeggiando.