Il progetto dell’ATP ha il suo significato: di recente è avvenuto lo stesso per il Motomondiale in Qatar, dove il Governo locale e la Dorna (proprietaria del Campionato) hanno messo le due dosi di vaccino a disposizione di tutti i membri del carrozzone che ha fatto tappa a Losail, per i test e le prime due gare della stagione. Anche il Bahrain ha formulato la stessa proposta alla Formula 1, come parte di una campagna vaccinale che nel paese prevede anche la copertura degli eventi in programma sul suolo nazionale, ma la FIA ha declinato la proposta, pur lasciando la possibilità ai membri dei team e del suo stesso staff di approfittare dell’opportunità, colta da molti. Negli Stati Uniti, invece, sia la NBA sia la MLB (baseball) hanno incoraggiato i loro stessi atleti a vaccinarsi, offrendo in cambio dei piccoli incentivi come la possibilità di tornare a viaggiare insieme a dei membri della famiglia, naturalmente a loro volta vaccinati. Oppure quella di non dover più indossare le mascherine in determinate situazioni.
Il tennis non è ancora arrivato a tanto, ma qualcosa sta iniziando a muoversi anche nel mondo della racchetta. Manca ancora l’ufficialità, ma il prossimo Masters 1000 di Monte Carlo dovrebbe diventare il primo torneo a beneficiare di un protocollo sanitario leggermente meno severo, ma solo ed esclusivamente per i tennisti in grado di fornire all’ATP un certificato di avvenuta vaccinazione. Questi giocatori verranno inseriti nella “Testing Exemption List”, il che almeno per ora non li esenta dal doversi sottoporre a un tampone all’arrivo ai tornei, ma gli permette di evitare l’isolamento (sin qui obbligatorio) fino all’accertata negatività del test. In più, chi è risultato positivo negli ultimi tre mesi e non ha più sintomi può evitare il tampone prima e durante il torneo, mentre – e questo è molto importante – i giocatori vaccinati non saranno più considerati contatti ravvicinati di eventuali membri dei loro staff che dovessero risultare positivi. Una situazione che a più di uno è costata il forfait da alcuni tornei. Piccoli vantaggi che non cambiano la vita, ma iniziano a segnare una differenza fra chi è vaccinato e chi no. Ecco perché l’ipotesi di una vaccinazione ai tornei da parte dell’ATP assume ancora più senso, in quanto abbatterebbe le possibili differenze dovute allo stato della campagna vaccinale nei diversi paesi di residenza dei giocatori.