Dubbi, perplessità, ipotesi e opzioni concrete. Gli Us Open 2020 girano ancora attorno a diversi punti interrogativi. Uno dei quali, il più importante, è legato senza dubbio al contagio del virus e al suo andamento. Il Covid-19 sta mettendo in ginocchio gli Stati Uniti con migliaia di nuovi casi giornalieri e centinaia di decessi. Ad oggi lo Slam americano si terrebbe come di consueto, dal 24 agosto al 13 settembre. Gli organizzatori hanno più volte confermato di voler svolgere il torneo nelle date prefissate dal calendario 2020. Sempre più incertezza invece sulla sede.
A distanza di poco più di 3 mesi dal potenziale inizio degli Us Open, la USTA sta prendendo seriamente in considerazione uno svolgimento lontano da New York. Il rischio di vanificare l'edizione 2020 è alta, soprattutto se si dovesse scegliere Flushing Meadows: la zona è uno degli epicentri principali del coronavirus in città. Di certo non il posto più sicuro a cui affidarsi per ospitare tennisti provenienti da tutto il globo. Secondo il New York Times, col passare dei giorni, è sempre più difficile pensare all'evento nella 'Grande Mela'.
"Quello che proveranno a fare sarà spostarsi altrove", ha detto con fermezza il noto agente americano Donald Dell dopo aver partecipato ad una videoconferenza con gli addetti ai lavori e la Casa Bianca. Qualsiasi spostamento lontano dalla Billie Jean King National Tennis Center (l'impianto degli Us Open dal 1978), seppur limitando i danni, costerebbe in ogni caso la maggior parte delle entrate. L'industria dietro al major a stelle e strisce è enorme: un evento da 400 milioni di dollari, senza considerare le perdite rispetto allo scorso anno tra hotel e ristoranti. Ma il turismo è qualcosa che interessa ogni parte del pianeta.