Ora, per carità, i bad boys di varie fattispecie (sbruffoni, genialoidi, caratteriali, nevrotici borderline) nel tennis sono sempre esistiti, e il catalogo si potrebbe allungare da Bobby Riggs a John McEnroe. Ma da questa generazione ancora acerba, cresciuta nel mito della Camelot del tennis governata dai due Re nobili Roger e Rafa, non ci aspettavamo un cambio di passo del genere. E allora viene da chiedersi cosa ha trasformato una nouvelle vague di bimboni destinati a un futuro ricco e radioso in una classe di ingovernabili nipotini di Nonno Nasty (al secolo Ilie Nastase)?
Passi Kyrgios, che oltre al talento infinito coltiva anche la ingenua sconsideratezza del giullare (e uno a corte può bastare…). Ma Zverev, e Tsitsipas? Non avrà contribuito la frustrazione di vedere le poltrone - e le coppe - che contano eternamente occupate dagli ingombranti, educatissimi, perfettissimi Patriachi? Il timore di non essere all’altezza? La falsa convinzione di poter ereditare un regno senza avere la forza di prenderselo? O forse anche il sentirsi ripetere in continuazione da tutti - fan, media e parenti stretti- : ma quando lo vincete, ’sto benedetto Slam?
E così, incapaci di ‘uccidere’ (simbolicamente) i padri tennistici, se la prendono (letteralmente) con i padri reali.
Ecco, meditiamoci su. E diamoci, tutti, una calmata. Come diceva un vecchio educatore, non è mai troppo tardi. Per imparare, crescere, vincere. E accettare con un minimo di serenità (magari simulata) le sconfitte. Nostre, e altrui.