Il serbo si è ancora una volta scagliato contro l’organizzazione della Coppa Davis, dopo le critiche mosse verso il format della competizione

Non sembrano placarsi le polemiche del giorno dopo l’incontro tra Serbia-Gran Bretagna di Coppa Davis. Dopo essersi reso protagonista di qualche battibecco con il pubblico britannico durante il match con Cameron Norrie, spiegando poi il motivo delle sue reazioni, Novak Djokovic ha condannato un altro episodio avvenuto poco prima della sua partita di esordio nelle fasi finali della competizione. “Ho dovuto sottopormi ad un test antidoping a meno di due ore prima della partita contro Norrie – ha spiegato il serbo -. Non è nemmeno stato un controllo antidoping completo, ma solo un prelievo di sangue. Un uomo seduto in angolo mi ha seguito per ore. Ho avuto una discussione con lui, perché in 20 anni di carriera non mi era mai capitato prima. Ho ricevuto una notifica un’ora e mezza prima della partita. Ho la mia routine e non voglio distrazioni: pensare al prelievo del sangue, pensare se dovrò donare un campione di urina… Una decisione del tutto illogica. Quando ho parlato con il rappresentante dell’agenzia antidoping, mi hanno detto che il motivo era che sarebbe stato molto tardi dopo la partita e anche per dare tempo all’altra squadra di riposarsi, ma poi ho detto loro che il vincitore della partita non avrebbe giocato il giorno dopo. Ho sempre sostenuto i test, ma non prima della partita. Cosa cambiava? Sarei stato lì a fine partita. Questo è scandaloso. Non c’è nulla da nascondere, ma ci sono anche dei limiti“.

Nei giorni precedenti, il numero 1 del mondo aveva detto la sua anche sul format dell’evento mondiale a squadre.