Da Rafael Nadal a Dan Evans, passando per Denis Shapovalov. Le critiche sulle palline e le condizioni di Parigi non sono un caso isolato. "Le nuove palle sono incredibilmente dure, oltre che pericolose per il gomito. Sembra di colpire una pietra", ha detto il numero due al mondo seguito a ruota anche da Djokovic. Evans invece non le darebbe "nemmeno a un cane". Un cambiamento rispetto agli anni scorsi effettivamente c'è e riguarda il marchio: si gioca con palle Wilson (ancora per cinque anni dopo il contratto firmato con la Federtennis francese), al posto delle consuete Babolat.
Proviamo a fare chiarezza con la spiegazione tecnica dell'esperto Gabriele Medri. In particolare su ciò che si intende quando si parla di pallina pesante: "Le condizioni ambientali di quest’anno - spiega il Racquet Technician - sono molto particolari e impongono qualche variazione a quello che succede normalmente: fa freddo e si gioca outdoor. Sono condizioni che non si trovano quasi mai. Le palline tendono a risentire molto dell' umidità, di conseguenza nel momento in cui si bagnano tendono ad aprirsi e ad appesantirsi. Ogni grammo aggiunto alla pallina si trasforma in una variazione di carico d’impatto, tra il mezzo chilo e il chilo e mezzo. Nell’ambito di una performance questo fattore è rilevante".
"Sono critiche anche ingiuste - prosegue, aiutandosi con un paragone - Al Challenger di Biella si giocava con la stessa palla - non è una scelta casuale - e c’erano molti giocatori reduci dalle qualificazioni al Roland Garros . Hanno detto tutti che la palla in sé non era affatto male, quantomeno non peggiore rispetto all’anno prima. Il problema è che in queste condizioni tende ad «aprirsi»".