Lo stop forzato che anche il mondo del tennis sta subendo, offre un’occasione di cambiamento irripetibile. Un’occasione per anticipare delle scelte necessarie per mantenere il tennis al passo con i tempi, soprattutto appetibile anche alle generazioni future. Mi riferisco al metter mano a quelle riforme regolamentari di cui si parla da circa vent’anni, ma che non si è mai avuto il coraggio di proporre nel tennis di vertice, se non in maniera marginale.
Risalgono infatti alla fine degli Anni ’90 i primi esperimenti di “no ad” e set “ai 4” in tornei Futures e juniores. Formule riproposte con poca convinzione, anche se quello che all’inizio in Italia veniva chiamato punto secco sul 40 pari, è ormai adottato con continuità nei circuiti Atp e Wta nella specialità del doppio e in alcune competizioni (anche di un certo rilievo) giovanili. Entrambe le opzioni sono tornate poi in auge, addirittura combinate, in occasione delle tre edizioni milanesi delle Next Gen Finals, ottenendo pareri discordanti ma, al tempo stesso, chiarendo in maniera definitiva pregi e difetti delle varie novità. Insomma, il tempo dei test può considerarsi finito.
La recente introduzione dello shot clock è sembrato più un palliativo che una cura. Oggi il tennis è in salute, ma sappiamo come tutto possa cambiare velocemente. Per questo da anni si spinge per lanciare nuovi personaggi, ma non sembra questa la mossa più azzeccata. Se da un lato non si può trasformare in campione chi non lo è, dall’altro il “pompare” troppo chi non è ancora pronto rischia di bruciare promettenti carriere. Il momento è invece propizio per un lifting o, se preferite, per una rivoluzione soft, simile a quella del 2006, anno dell’esordio di Hawk-eye, il Var del tennis.
Atp, Wta, Itf e Gran Slam sono chiamati ad imboccare una strada diversa, il più condivisa possibile, con il preciso scopo di ridurre la durata media dei match, senza snaturarne in nessun modo l’essenza e il fascino. Un compito per nulla semplice, complicato e via via rimandato negli ultimi anni, anche a causa della presenza sulla scena di fuoriclasse che mai avrebbero avallato cambiamenti strutturali nel punteggio. Serve un sistema nel quale tradizione ed innovazione coesistano, senza scandalizzare i puristi, con elasticità nelle formule per attirare un numero sempre maggiore di appassionati, praticanti ed agonisti. Ci sono già passati il volley, con l’abolizione del cambio palla, il basket con il tiro da tre punti e il calcio con il divieto di passaggio indietro al portiere, solo per citare gli esempi più eclatanti. Il neo presidente Atp Gaudenzi, potrà essere il protagonista del cambiamento, anche alla luce della sintonia dimostrata con i vertici Wta. Prendendo spunto, perché no, dalle idee-provocazioni che seguono, di cui rivendico fin da ora il copyright.
Si potrebbero utilizzare questi mesi per riformare e la prossima stagione (olimpica) per rifinire e far digerire i cambiamenti; poi, dal 2022, partirebbe la nuova era del tennis.