Tennisti ma non solo, il caso più eclatante di sportivo che abbandona per un periodo più o meno lungo il proprio habitat naturale è quello di Michael Jordan. Dopo il three-peat con gli imbattibili Bulls in Nba e l'assassinio del padre James, MJ decise di cimentarsi col baseball spinto dall'insaziabile voglia di "dimostrare di poter primeggiare in un'altra disciplina". Per oltre un anno si cimentò nello sport che aveva amato da ragazzo (assieme a suo papà), regalando notorietà mediatica ai Birmingham Barons, squadra militante in una sorta di serie C. Nel marzo del 1995, dopo 17 mesi di ritiro volontario, 55 battute, 30 basi rubate e 7 fuoricampo, Jordan tornò a vestire la canotta dei Bulls annunciandosi al mondo interno con un semplice ma iconico “I’m back”.
Ancor più incredibile la storia di Ester Ledecka ai Giochi Olimpici di Pyeongchang. La ceca, specialista nello snowboard, si mise al collo l’oro del supergigante partendo col pettorale numero 26. “Pensavo fosse un errore sul tabellone sul mio tempo e che avrebbero modificato poco dopo. Poi tutti hanno iniziato a urlare e ho cominciato a realizzare”, le descrizione di quello storico momento. Di stucco Veith, battuta di un solo centesimo, e Weirather in una gara che ha lasciato a secco di medaglie atlete del calibro di Vonn, Brignone, Goggia e Gut. Ledecka, non contenta, confermò poi il pronostico nella sua ‘vera’ professione, lo snowboard, diventando la prima donna a centrare due titoli in due discipline diverse nelle Olimpiadi invernali.
Meno fortuna, invece, per Ivan Perisic che nell’estate del 2017 esordì come professionista nel beach volley assieme a Niksa Dell’Orco. Il croato, ai tempi tesserato dell’Inter, giocò nella tappa casalinga di Parenzo valevole per il World Tour grazie a una wild card ma salutò, come ampiamente pronosticabile, con tre sconfitte per 2-0 terminando all’ultimo posto in classifica.