Essendo atleti professionisti, i tennisti non hanno obblighi nei confronti di nessuno e hanno il diritto di rinunciare all’evento, senza essere tacciati di mancare di rispetto alla bandiera, alla patria e via dicendo. Nel 2021 sono stupidaggini, nel 2021 del tennis pure peggio. Per questo non si meritava certe critiche Jannik Sinner, in particolar modo quelle – fuori luogo – di Corrado Barazzutti. Dopo vent’anni da capitano riempiti di silenzi e frasi fatte, l’ex ct dell’Italia si è scoperto ora un fine pensatore, accusando l’altoatesino di “mortificare la più alta competizione mondiale come valori, alla quale nessun atleta senza problemi fisici rinuncerebbe per niente al mondo”. Tutto molto bello, se non fosse che l’hanno fatto in tantissimi, più o meno forti, e con problemi più o meno credibili. Se mai, Sinner ha sbagliato le tempistiche, ma quella è un’altra storia.
Non si sono lette le stesse critiche per la decisione di saltare le Olimpiadi di Roger Federer, peraltro arrivata una decina di giorni più tardi rispetto a quella di Sinner, così come tante altre (Goffin, Evans, Kerber e Kostyuk solo per citare gli ultimissimi). Durante la conferenza stampa dopo la sconfitta contro Hurkacz a Wimbledon, Roger aveva parlato positivamente della situazione del suo ginocchio, spiegando di non aver avuto alcuna ricaduta durante l’intero processo di recupero. Tuttavia, sette giorni dopo ha spiegato che proprio una ricaduta accusata durante la stagione sull’erba (quando?) lo obbligherà a rinunciare al Torneo Olimpico. Naturale che venga qualche dubbio a chi legge, come qualche dubbio ha avuto Novak Djokovic sulla scelta di partecipare o meno al torneo.
Nella sua ultima intervista, “Nole” aveva dichiarato che la probabilità di vederlo a Tokyo era del 50%. Era più alta in precedenza, poi è calata quando sono state confermate l’assenza del pubblico sugli spalti, determinate restrizioni all’interno del Villaggio Olimpico e altre limitazioni sul numero di persone che ciascun atleta potrà portare con sé. “Ci devo pensare”, aveva detto il campione di Belgrado, con l’aria di chi era più orientato verso il no. Alla fine, il serbo ha sciolto ogni riserva e ha confermato la propria partecipazione. L'assenza di Nole avrebbe dato ulteriori chance a Berrettini, già fra i candidati per una medaglia, ma Djokovic è fra gli iscritti e sarà l'uomo da battere. Pat Cash gli ha consigliato di lasciar stare e concentrare tutte le sue forze sullo Us Open, ma l’ultimo arrivato nel club di 20 Slam vuole lasciare un segno indelebile nei libri di storia. Vincere a Tokyo e poi a New York gli permetterebbe di completare quel Golden Slam mai riuscito nel maschile nemmeno a Rod Laver, ma deve stare attento a non esagerare. L’appuntamento che conta rimane New York, e l’Olimpiade è solo un qualcosa in più, che fa gola ma non è indispensabile. A meno che tu non sia Novak Djokovic e non abbia intenzione di frantumare ogni record.