L'introduzione dell'ATP Cup ha riscritto le regole di ciò che precede l'Australian Open convincendo ben otto top ten a competere sin dalla prima settimana di 2020 (Federer e Berrettini gli assenti). Il nuovo banco di prova ha già permesso ai top di testare la propria condizione e soprattutto ha messo in campo una serie di match che con il vecchio calendario sarebbero stati impossibili da vedere. Un'incognita però l'Australian Open con i maggiori attori del circuito che arrivano già con un torneo di rilievo sulle gambe.
Con la nuova rassegna sarà inoltre sempre più raro vedere i big riposare nelle settimane che precedono il primo slam dell'anno. Tra i tanti costretti a cambiare l'approccio c'è proprio Djokovic, che in passato ha alternato il riposo a qualche apparizione sul cemento di Doha. Guardando indietro è curioso che i primi quattro Australian Open vinti da Djokovic (2008, 2011, 2012 e 2013) siano giunti in stagioni dove il debutto è stato fatto direttamente a Melbourne Park. Negli anni di mezzo (2009 e 2010) invece le eliminazioni con Roddick e Tsonga dopo aver giocato i tornei di preparazione.
Più casualità che vera scienza, dato che nel 2015 il sigillo numero cinque arriva due settimane dopo l'avventura di Doha, chiusasi però ai quarti di finale per mano di Ivo Karlovic. Nel 2016 per la prima volta arriva la doppietta di gennaio Doha-Australian Open con Nadal e Murray vittime delle due finali. Iniziano col piede sbagliato invece il 2017 e il 2018, prima alla vittoria qatariota segue il K.O contro Istomin e l'anno dopo al rientro nel circuito è Chung che condizionato dallo stato di grazia post Next Gen Finals compie il colpaccio. Si giunge così alla passata stagione e al trionfo schiacciante di Melbourne nella finale contro Nadal dopo le incertezze del post sconfitta contro Bautista Agut a Doha.