Altro punto forte: le feste.
«Ehi, sono russo, che devo farci? E’ nella nostra natura. Se senti un russo dire che non ama andare alle feste, non credergli: ti sta imbrogliando».
Ultimamente non ve la cavate male neanche sul campo, però. Spiegazioni?
«Non lo so. In effetti di russi al 100 per cento o con solo una metà russa - Shapovalov, Zverev, Tsitsipas - ce ne sono parecchi in classifica. Forse è merito dell’ottima scuola che abbiamo ereditato dal passato. O più probabilmente del fatto che siamo allenati dai genitori. Papà Zverev, mio padre, la mamma di Rublev, mamma Shapovalov…».
Passiamo al Bublik extra-tennis: mi spieghi questa passione per l’Amleto?
«Sì, to be or not to be… L’ho visto anche in teatro, ma la verità è che un giorno mi hanno chiesto quale era la mia lettura preferita, ero di fretta, e ho detto l’Amleto. Adesso mi sono spostato su George Orwell, 1984, gran bel libro. Ne ho parecchi nel mio iPhone».
Di che genere?
«Storia, soprattutto sugli anni ’20 o ’30 del secolo scorso. Non mi piace il fantasy o la fantascienza: non darmi Harry Potter. Sono convinto che per capire il futuro sia importante conoscere il passato».
Hai anche molti tatuaggi…
«Ne ho uno in italiano sul braccio… Sei una persona religiosa? Guarda (e si sfila la maglietta, ndr): ‘A volte devi combattere anche con Dio’. L’ho letto in un libro russo, ma non volevo che nessuno lo capisse così l’ho scritto in italiano. Mi piace l’Italia, adoro il cibo, soprattutto, gli spaghetti, la bruschetta, il vino. E in giro per tornei sto bene con Berrettini, Sonego, Cecchinato».
Per caso sai cucinare anche tu?
«Se io cucino, morite tutti». Magari dal ridere.