La dedizione e passione di Ray Giubilo, premiati con uno scatto unico di Jasmine Paolini, che è giusto celebrare

foto Ray Giubilo

Bisogna saperlo cogliere l’attimo, dentro al campo, e anche fuori. Può servire a volte anche una dose sufficiente di fortuna, certo, ma alla fine quell’attimo è, è stato, e sarà sempre questione soprattutto di talento. E di passione, ovviamente, per il proprio mestiere. Il mestiere del fotografo, in particolare, è quello che lavora quasi esclusivamente sull’attimo. E ci sono stati attimi che sono diventati Storia, quella con la S maiuscola. La lista sarebbe lunghissima, ma credo basti ripensare alla foto dell’orma sulla superficie lunare del primo passo di Neil Armstrong.

Anche la storia del tennis, e di ogni altro sport, è piena di foto iconiche. Björn Borg che si inginocchia a Wimbledon al termine della epica finale del 1980 contro John McEnroe. La foto drammatica di Monica Seles che si tocca la schiena, il volto contratto dal dolore, dopo essere stata accoltellata in campo ad Amburgo il 30 aprile 1993. Sono scatti che raccontano, che tramandano, sono memoria collettiva. Poi c’è qualcosa che va al di là di questo, ci sono immagini all’apparenza casuali, che diventano ben più che racconto o informazione. La foto che qualche giorno fa Ray Giubilo ha scattato a Jasmine Paolini è la dimostrazione che, sapendolo cogliere, l’attimo può diventare arte. Quell’immagine è l’apoteosi, o la sintesi, a seconda, del mestiere di fotografo, e bene ha fatto Jasmine Paolini a rendergli omaggio pubblicamente, visto che i fotografi del tennis lavorano sempre nell’ombra, seminascosti, anonimi. Una foto che resterà nella storia e che è già icona di uno sport che, da sempre, è il più iconico e romanzesco
di tutti.