In attesa del giorno, è lecito interrogarsi sulla condizione fisica di Jannik Sinner. La risposta, tuttavia, arriverà solo domenica

foto Ray Giubilo

E adesso passeremo tutto il tempo che resta da qui alla finale a domandarci che cosa abbia costretto Jannik Sinner, al termine di un secondo set contro Felix Auger-Aliassime giocato in netta difficoltà, dopo l’ormai consueto 6/1 iniziale, a chiamare il medical time out, e a iniziare anche il terzo set in evidente affanno. Ce lo chiederemo consapevoli di non avere – e giustamente – risposta. Il tennis è come gli scacchi o, direbbe Vagnozzi, come il poker. Devi confonderlo non soltanto coi colpi di racchetta, l’avversario.

Un terzo set che, con l’orologio ormai orientato verso le quattro del mattino, ci fosse stato un break da parte del canadese, credo che in molti avremmo spento il televisore, tanto era evidente che se Sinner non fosse stato in grado di far passare quel momento di sofferenza, per Auger-Aliassime sarebbe stato facile conquistare la sua prima finale in uno Slam.

Ma in questo US Open abbiamo imparato a conoscere meglio il Sinner in grado di vincere male, soffrendo, adeguandosi al momento, trovando contromisure sempre diverse, soprattutto a livello mentale.

Siamo andati a letto alle cinque, dopo avere sofferto con lui, consapevoli che la domanda su come sta Jannik Sinner ci assillerà per tutto il week end. Troppo fresco è il ricordo della finale di Cincinnati, quei venti minuti di niente prima del ritiro. Ma anche al di là di quell’episodio che resta comunque una parentesi, un’anomalia, l’Alcaraz visto contro Novak Djokovic non potrà che avere vita facile se Jannik Sinner sarà quello della notte scorsa. E allora ce ne staremo lì, a misurare ogni parola sua e del suo staff, valuteremo con attenzione ogni suo gesto dentro e fuori dal campo di allenamento. Aspetteremo l’ennesima finale di quei due, e lo faremo con un certo patema, senza dimenticare però che, vada come vada, questa sarà la quinta finale slam consecutiva di Jannik Sinner. Cose da Roger Federer e Rod Laver, tanto per dire.