Cresce l’attesa per il derby italiano tra Sinner e Musetti, che nella notte italiana terrà svegli moltissimi appassionati che non vorranno perdersi lo spettacolo

È la partita più importante e prestigiosa della storia del tennis italiano. Jannik Sinner numero 1 al mondo, Lorenzo Musetti numero 10 che si sfidano ai quarti di finale degli US Open. Non era mai successo in un torneo dello Slam. Un evento importantissimo per tutto lo sport italiano. Uno di quegli incontri che, si giocasse la sera, terrebbe davanti agli schermi forse un numero record di spettatori per un incontro di tennis. Invece si giocherà quando in Italia sarà notte fonda. Qualcuno ha detto che si tratta di una mancanza di rispetto, altri che come al solito noi italiani a livello internazionale valiamo poco o nulla. Non saprei. Il fatto è che gli americani ritengono questo derby la partita di punta della giornata nel tabellone maschile (in effetti, l’altra è De Minaur contro Auger-Aliassime che giocheranno alle 17.30). Sanno che ci sarà spettacolo e allora privilegio alla serata americana e non a quella italiana. E noi, che si fa? Nottata in piena settimana? E come ci si va domani al lavoro? Dilemma.
Intanto in semifinale ci sono già Carlos Alcaraz, che ha battuto facilmente Lehecka e Novak Djokovic, vittorioso contro Taylor Fritz, che a volte in conferenza stampa farebbe bene a essere più diplomatico. Ogni tanto deraglia. Lo ha fatto qualche settimana fa, quando ha svelato al mondo – diventando involontariamente quasi comico – che in determinate circostanze, in giornate particolari, lui si sente in grado di battere sia Sinner che Alcaraz. Aggiungendo però poi, e qui sta la comicità involontaria, che le determinate circostanze e le giornate particolari altro non sono che trovare un Sinner o un Alcaraz non al meglio della forma. Insomma, ci fosse stato lui in finale a Cincinnati, avrebbe strapazzato Sinner. Le stesse dichiarazioni un po’ così le ha fatte alla vigilia del suo quarto di finale contro Novak Djokovic. Quando hai un bilancio di dieci sconfitte a zero, saggezza vorrebbe che te ne stai in disparte, discreto, parli d’altro oppure, semplicemente, dici che farai del tuo meglio e stop. No. “Sono cresciuto. Posso battere Djokovic”. E infatti adesso siamo undici a zero. Com’è che diceva Trapattoni? Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco.
Buon derby a tutti.
Roberto Ferrucci è nato a Venezia (Marghera) nel 1960. Ha esordito nel 1993 con il romanzo “Terra rossa”, pubblicato da Transeuropa, e in quegli anni ha scritto spesso per “Il Tennis Italiano”. Il suo ultimo libro “Il mondo che ha fatto”, che racconta la sua amicizia con lo scrittore Daniele Del Giudice, è stato pubblicato nel 2025 da La nave di Teseo e candidato da Claudio Magris al Premio Strega. Scrive per i quotidiani di Nordest Multimedia e su La Lettura del “Corriere della Sera”. Dal 2002 insegna Scrittura creativa alla facoltà di Lettere dell’Università di Padova, conduce laboratori di scrittura in Italia e Francia. Per Helvetia Editrice dirige la collana “Taccuini d’autore”.
 

 
 
 
 

 
					 
					