In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il numero uno al mondo si racconta alla vigilia degli US Open tra aneddoti di campo e uno sguardo alla vita che verrà

Jannik Sinner si racconta a pochi giorni dal debutto ufficiale agli US Open 2025! In un’intervista concessa al Corriere della Sera, l’altoatesino ha avuto modo di raccontare alcuni lati del suo carattere, primo tra tutti il non pensare mai di essere il numero uno al mondo ma concentrarsi di più sulla sua persona. “«Non penso al numero uno, perché credo che sono sempre stato una persona umile e non mi piace dire “sono il numero uno al mondo”. Posso dire che sono un giocatore forte, però credo che si diventa numero uno non solo in campo da tennis ma per come gestisci le cose fuori dal campo, come ti comporti. Il tennis è importante, è la mia vita, ma è piccolo, non è tutto, e quando hai 35-40 anni il gioco finisce e poi devi anche decidere cosa fare dopo».
Ed è proprio dall’umiltà che probabilmente deriva la voglia di continuare a migliorarsi, consapevole di come nel tennis non ci si possa mai sentire arrivati. “C’è tanto lavoro dietro, ma prima devi accettare i tuoi difetti e io all’inizio ho fatto fatica, perché pensavo di essere forte, e invece non lo ero. Non è neanche detto che io e Carlos (Alcaraz ndr) siamo quelli lì, adesso è quasi due anni che stiamo giocando i tornei dello Slam, ma le cose possono cambiare, se uno non si migliora altri giocatori arrivano… quindi tra altri due anni vediamo chi si è stabilito, chi si è migliorato, chi è peggiorato». Crescita che passa anche dal lavoro sinergico insieme al suo team, dal preparare i match alla vigilia fino ai consigli in campo. “Normalmente prepariamo tutto prima della partita, abbiamo tante opzioni. Poi magari lui a volte ti dice delle cose, però io che sono in campo non me le sento, perché magari quel giorno certi colpi non li sento, e quindi non li uso“.

