Il n. 1 del mondo ritrova al terzo turno l’ex enfant prodige canadese che lo aveva battuto quattro anni fa nel loro unico precedente. Denis, “rinato” dopo un brutto infortunio e grazie ai tre recenti titoli, si è dichiarato motivato e in fiducia. Ci si aspetta un match dal forte contrasto tecnico-tattico

Foto di Ray Giubilo

Sono cambiate molte cose dall’unico precedente tra Jannik Sinner e Denis Shapovalov, nell’ormai lontano gennaio 2021, al primo turno dell’Australian Open. All’epoca vinse il canadese in cinque set, in un match particolarmente sofferto. Quattro anni e mezzo dopo, Shapovalov, tra alti e (tanti) bassi, è rimasto più o meno lo stesso; invece, l’allora 19enne Jannik si è trasformato nel fenomeno Sinner e re del ranking mondiale. Sabato, nel tardo pomeriggio italiano, “Shapo” e l’azzurro incroceranno nuovamente la racchetta al terzo turno dello US Open; questa volta, almeno sulla carta, il n. 1 del mondo non dovrebbe incontrare particolari difficoltà se riuscirà ad esprimere il tennis solido sfoggiato nelle ultime due partite e a servire ancora meglio. Una cosa è certa: sarà una partita dai contrasti forti, con Jannik che cercherà di ingabbiare e asfissiare l’avversario con il suo gioco pressante e regolare e, dall’altra parte della rete, Denis – mancino fastidioso -, che sfoggerà il suo rovescio siluro ad una mano, attaccando e “tagliando” le palle appena possibile. Il tutto condito da servizi bombardieri. Lo show, comunque vadano le cose, dovrebbe essere assicurato, a meno che il canadese non si sciolga rapidamente di fronte alla solidità disarmante del n. 1 del mondo.  

Denis Shapovalov, mancino, come detto, estremamente talentuoso e dal tennis entusiasmante, è un vero esteta della racchetta, con un estro e un tocco rari nel circuito; allo stesso tempo, è dotato di un potente servizio e capace di annichilire l’avversario con il suo straordinario rovescio ad una mano. Eppure, il canadese è, sì, un giocatore completo dal punto di vista tecnico ma è soprattutto, ad oggi, un agonista incompiuto. Un gran peccato, davvero. Il 26enne di Toronto non è mai riuscito a mettere completamente a frutto le sue doti eccellenti, degne di un top player. Dopo l’esplosione iniziale, quando era ancora junior, col trascorrere delle stagioni si è un po’ perso per strada, rivelando una certa fragilità e, forse, un approccio fisico e mentale non sempre adeguato al livello raggiunto, deludendo le tante, forse troppe, aspettative su di lui.    

Shapovalov, come Raonic, Mboko, Andreescu, Diallo e Auger Aliassime, è uno dei tanti “figli” di successo della politica e società inclusiva del Canada. Nato a Tel Aviv da madre ucraina ebrea e da papà russo, è poi cresciuto a Toronto dopo che i genitori decisero di trasferirsi da Israele in Canada quando Denis era ancora molto piccolo. Comincia a giocare a tennis grazie alla mamma allenatrice. Vero enfant prodige, vince a 17 anni il titolo juniores a Wimbledon e, un anno dopo, disputa la semifinale nel Masters 1000 canadese e varca la soglia della top 50; nel 2019 avviene il suo primo grande exploit grazie alla finale nel ‘1000’ di Parigi-Bercy (battuto da Djokovic); nel 2020 compie il salto importante (seppur breve) in top 10 (best ranking al n. 10), diventando il primo canadese dopo Raonic ad entrare tra i primi dieci tennisti del mondo; nel 2021 realizza il suo miglior risultato a livello Slam issandosi in semifinale a Wimbledon (sconfitto ancora da Djokovic), ritrovando così la decima posizione in classifica. Disputa inoltre i quarti di finale allo US Open nel 2020 (è il primo tennista del Canada a riuscirci) e all’Australian Open nel 2022; approda ad altre quattro semifinali nei Masters 1000. Rimane più o meno saldo nella top 20 fino alla fine del 2023 poi, a causa di un infortunio al ginocchio, è costretto a fermarsi a lungo, precipitando oltre la 130esima posizione. Poi, con grande pazienza e umiltà, la lenta risalita fino alla conquista del titolo a Belgrado, nel 2024, a cui sono seguiti, nel 2025, i successi a Dallas e Los Cabos.

Denis ha conquistato in tutto quattro titoli ATP: a Stoccolma (2019); e poi, appunto, a Belgrado (2024) e Dallas e Los Cabos (2025). Finora, ha inoltre raggiunto altre cinque finali, tra cui la più prestigiosa, come detto, a Bercy, nel 2019.

Dall’anno scorso sembra aver ritrovato motivazione, grande competitività e una nuova spinta emotiva. Attualmente n. 29 del mondo, sta ritrovando una posizione in classifica che corrisponde certamente al suo effettivo valore tecnico. Tuttavia, la mancanza di continuità è il grande punto debole del tennista di Toronto. Per esempio, dopo la vittoria a Dallas e la semifinale ad Acapulco, non va oltre il secondo turno in tutti i tornei disputati fino al mese di luglio, quando ottiene il successo in Messico; dopodiché, viene fermato al primo turno sia a Toronto che a Cincinnati. A Flushing Meadows, giunge alla sfida con Sinner dopo aver superato Fucsovic in tre set e la wild card francese Royer in quattro, approdando al terzo turno di un major per la prima volta dopo Wimbledon 2024.

Vorrei dire che ho maggiore fiducia di quando ero molto giovane” ammette Denis al sito dell’ATP dopo la vittoria con Royer, “ma forse sarebbe un po’ azzardato. Posso dire che comunque la fiducia in me stesso c’è, lo si vede dai buoni risultati di quest’anno, per questo sono riuscito a vincere tre titoli in 12 mesi, anche se le ultime settimane non sono state molto positive e ho avuto tabelloni sfortunati”. L’infortunio al ginocchio è stato un momento chiave nell’evoluzione della propria mentalità e nell’approccio alle nuove sfide: “Sono grato di aver superato bene l’infortunio al ginocchio” ha spiegato ancora, “è stata la sfida più ardua in assoluto per me, e non sapevo se avrei potuto di nuovo giocare senza dolore, ho avuto tanti dubbi, giorni difficili ed è stato un percorso molto duro”. Ora lo attende la sfida con Sinner: “Conosciamo tutti il fortissimo giocatore che è diventato, non ha debolezze ed è solido in ogni punto del campo; so che non mi concederà molto e dovrò andarmi a prendere i punti appena possibile, rimanere aggressivo e non lasciare che conduca gli scambi. Ma non vedo l’ora di incontrarlo, vivo per match come questi”.