Le parole in conferenza stampa del numero uno al mondo dopo il successo in quattro set su Denis Shapovalov

Foto di Ray Giubilo

«….E poi io non sono una macchina».
I brividi per il match complicato contro Shapovalov sono passati e Jannik in conferenza stampa dà la sua versione di una giornata finita bene, ma che qualche dubbio l’ha lasciato. E parte proprio da lì, dal fatto di «essere umano, di poter aver giornate migliori o peggiori. Anch’io posso fare fatica in campo».
All’inizio, spiega «non c’era abbastanza di… me: tiravo troppo piano, senza lunghezza. Ma i match tre su cinque ti consentono di correggerti e così ho fatto. Ho anche iniziato a rispondere meglio a partire dal terzo set. Sono contento di come ho interpretato la partita, il lato mentale l’ho gestito bene e oggi quello mi serviva. Se invece mi chiedete del servizio, allora rispondo che non sto servendo come vorrei. Ma è normale che in ciascun torneo ci siano cose che funzionano meglio di altre».
Il momento chiave della partita «è stato quando gli ho fatto il break sul 3-1 del terzo set, lì poteva complicarsi. Un’altro era arrivato prima sul 5 pari del primo set, ed è andato dalla sua parte. Se ho pensato di poter perdere? Le partite sono molto lunghe qui, quando entro in campo voglio solo sentirmi preparato, poi tutto può succedere. Ma in fondo ci alleniamo tanto proprio per riuscire a risolvere le situazioni complicate, a trovare la soluzione giusta».
Secondo Alcaraz, Sinner, in quanto numero uno, «gira con un grosso bersaglio disegnato sulla schiena», ma la Volpe fa spallucce. «E’ da più di un anno che sono numero uno, che ci sia tensione è normale: il 90 per cento delle volte sono io il favorito. Devi gestirla ed è molto semplice: o ci riesci, o non ci riesci. Ma io non vivo pensando in continuazione di essere il numero 1 e che tutti vogliono battermi, non gioco per difendere qualcosa ma per dare il meglio di me».
Neppure i tanti impegni extrasportivi lo agitano troppo: «Fa parte del lavoro avere tante cose a cui fare fronte. Ma è meglio averle che non averle…», risponde con un sorriso sornione.
«Per me soprattutto è importante avere attorno persone di cui mi fido, che mi dicono quando sbaglio, perchè di errori ne commetto. Oggi accetto di più certe cose, ma è un continuo processo di crescita». Infine un pensiero, breve, sul prossimo avversario: «Ancora non so chi sia. Bublik è stato l’ultimo che mi ha battuto sull’erba, contro di lui sarà complicato, Paul è un ottimo giocatore e lo conosco bene. Vedremo chi sarà»