Jannik Sinner sfiderà per la terza finale Slam consecutiva Carlos Alcaraz, ma stavolta in palio c’è anche il primato nel ranking. Le parole dell’altoatesino in conferenza stampa

Foto di Ray Giubilo

NEW YORK – L’avvio strepitoso, come già contro Bublik e Musetti, poi la partita che diventa improvvisamente equilibrata, grazie a un Auger-Aliassime che a tratti si avvicina a quello magico del 2022 e a un Sinner improvvisamente falloso. Jannik si tocca il fianco, sembra chiedere qualcosa al suo angolo, arriva il fisioterapista, e i due lasciano il campo sulla situazione di un set per parte. Al rientro, l’azzurro sembra più centrato, il servizio torna efficace, la ferocia nell’annullare palle break (ieri 9 su 10) identica a quella dei tempi più belli. Un break per set e pratica finalmente risolta. E’ stata una partita bella, molto più complicata del previsto, ma alla fine il nostro eroe ha centrato la ventisettesima vittoria di fila negli Slam sul cemento (eguagliato Djokovic, meglio di lui solo Fededer a quota 40), e soprattutto ha conquistato il diritto di giocare la sua quarta finale Slam dell’anno (ottavo atleta nella storia del tennis a riuscirci) e la quinta di fila in totale (quattro vinte). «Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto quando sono diventato professionista, e ora mi ritrovo qui. Penso che giocare cinque finali consecutive del Grande Slam sia qualcosa di fantastico, ma allo stesso tempo bisogna guardare avanti, quello che è fatto è fatto. Mi aspetta una giornata molto importante…».
Sul problema fisico accusato nel secondo set, Sinner minimizza: «Ho avvertito un leggero spasmo, all’altezza dello stomaco, dopo un servizio sul 4-3 nel secondo set. Dopo il trattamento mi sono sentito molto meglio. A un certo punto poi non ho più sentito nulla, e ho ricominciato a servire alla velocità normale. Niente di cui preoccuparsi, quindi. In assoluto penso di avere disputato un’ottima partita, contro un avversario che ha dimostrato di possedere un livello di gioco molto alto».
Il pensiero torna obbligatoriamente alla finale, in qualche modo storica, perché non è mai successo che gli stessi due giocatori abbiano disputato nello stesso anno le finali di Parigi, Londra e New York. Dopo il successo di Carlos a Parigi e di Jannik a Londra, a New York si giocherà una sorta di spareggio. «Ci conosciamo bene – le parole di Sinner – Alcaraz è un campione che mi ha spinto spesso al limite. Ultimamente ci siamo affrontati parecchie volte, quindi le cose stanno diventando un po’ diverse. Ogni volta che scendiamo in campo, siamo consapevoli di tante cose, perché sia lui che io cerchiamo di preparare la partita tatticamente in modo diverso. Credo sia fantastico per il mondo del tennis che ci siano certe rivalità, io poi mi esalto in questi appuntamenti e non vedo l’ora di scendere in campo». Nel quindicesimo incrocio, Challenger compresi, tra Sinner e Alcaraz (10-5 per Carlos il consuntivo, 3-2 negli Slam, Jannik ha vinto solo a Wimbledon) si giocherà anche per la vetta del ranking, che passerà, in caso di vittoria, allo spagnolo. «Ma in queste partite non penso alla classifica o al titoli da difendere – risponde Jannik – penso solo che avrò un avversario molto difficile da affrontare. Carlos è molto migliorato ultimamente, soprattutto nella battuta, ora serve con più velocità e con una percentuale sempre molto alta. È molto più solido, prima magari aveva più alti e bassi, adesso è più costante. Però anch’io sento di essere migliorato tanto: il servizio è più efficace, il gioco a rete, il movimento e la condizione fisica sono migliori. Quando abbiamo giocato qui la prima volta (nei quarti del 2022, nda) eravamo giovani e si tirava senza pensarci troppo. Oggi bisogna ragionare e fare aggiustamenti».
Pensierino finale su Donald Trump, che sarà presente alla finale. «Questo torneo vede sempre la presenza di tante persone importanti e noi in campo lo sentiamo. Spinge a tirare fuori una parte di orgoglio in più, perché significa che il tennis è davvero importante».