Il Tennis Italiano

PAIRE CONTRO PAIRE Dietro le buffonate, gli sfoghi e le provocazioni, il «Kyrgios francese» è un uomo sensibile che lotta per controllare le proprie emozioni. E che non sopporta gli sguardi degli altri quando fallisce di Quentin Moynet (inviato de L’Equipe) IL TENNIS ITALIANO 65 Moccioso maleducato o enorme talento incompreso, Benoît Paire ha sfiorato a lungo entrambe le etichette con abilità, passando da una frenesia all’altra, da una volée smorzata vecchio stile a un rovescio deliziosamente naturale. Non è un caso che la carriera di questo ragazzo dotato ma incontrollabile avrebbe potuto finire prestissimo: a 19 anni, il fan di Marat Safin e delle «Safinettes» è stato cacciato dal Centro Nazionale di Formazione (CNE) di Parigi a causa dei suoi risultati mediocri e, soprattutto, del suo comportamento, considerato problematico in particolare dal nuovo Direttore Tecnico Nazionale dell’epoca, Patrice Hagelauer. «Quando ero giovane, ho fatto molte più cose stupide, ero ancora più stupido di adesso», ha scritto nella prefazione del suo libro «Out» (Hugo Sport) nel 2020. Un giorno, a Grasse, semplicemente perché non aveva voglia di giocare nonostante gli avvertimenti del suo allenatore di allora, Laurent Raymond, l’uomo la cui colazione consisteva nello scolarsi lattine di Coca-Cola, ruppe intenzionalmente tutte le sue racchette. CAPRICCI INCONTROLLABILI «A volte i miei genitori dovevano portarmi fuori dal campo nel bel mezzo di una partita a causa del mio comportamento», ha raccontato. «Una volta ho rotto tutte le mie racchette e il mio avversario me ne ha prestata una. Ero all’estremo. Facevo capricci incontrollabili per qualsiasi cosa». Eppure, sei anni dopo, ha raggiunto il miglior ranking della sua carriera: 18° posto al mondo. Questo è il paradosso di Benoît Paire,

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