Il WTA di Gstaad proponeva al primo turno una riedizione della mitica finale del Roland Garros 2010, ma il tempo che passa non mente. Sam Stosur, più giovane di quattro anni, ha ancora i suoi punti di forza, mentre Francesca – per quanto sia da ammirare – è sempre più lontana dalla “leonessa” che fu. Raccoglie 5 game e sembra molto vicina all'addio.L’accoppiamento era intrigante. A poco più di otto anni dalla famosa finale del Roland Garros 2010, l’urna del WTA di Gstaad ha messo di nuovo di fronte Francesca Schiavone e Sam Stosur, in un incontro dal sapore vintage che agli appassionati italiani ha ricordato una delle memorie più dolci di sempre. Tuttavia, il passato è passato e il presente racconta una storia ben diversa rispetto a quella del Philippe Chatrier. Sulle Alpi il confronto è finito 6-3 6-2 per la 34enne di Brisbane, e ha fotografato alla perfezione la situazione delle due: la Stosur, campionessa allo Us Open del 2011, non è più competitiva ai massimi livelli ma è ancora n.73 WTA, dall’inizio dell’anno ha vinto una quindicina di partite e – grazie anche a quattro anni in meno – non ha smarrito i suoi punti di forza, in primis il servizio e una pesantezza di palla da far invidia a quasi tutte le colleghe. Francesca, invece, malgrado sia da ammirare per un attaccamento allo sport e alla professione da insegnare nelle scuole tennis, sembra sempre più lontana dalla giocatrice che fu, come il ranking WTA non perde l’occasione per sottolineare. Oggi il numerino accanto al suo nome recita 391, che significa sedicesima giocatrice d’Italia, ben lontana anche dalla possibilità di giocare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam, mancate per la prima volta a Wimbledon. Un crollo frutto di tante piccole differenze sparse qua e là, che messe insieme non permettono più all’azzurra di essere competitiva. La mobilità non è più la stessa, arrampicarsi sul kick della Stosur è diventato più difficile, arrivare bene sulle sue “pallate” pure, e la grinta non basta a sopperire a tutte le carenze. Il talento c’è ancora, ben visibile in una risposta bloccata d’incontro col rovescio, o in delle soluzioni (palle corte comprese) che si vedono e che si vedranno molto meno, ma vien difficile pensare di rivederla di nuovo vincere qualche partita a certi livelli.QUELL'ULTIMO SLAM PER PRENDERE LA FRAZIER
L’energia di Francesca non è più la stessa, e il fatto che piuttosto che giocare i tornei ITF preferisca dipendere dalla wild card a livello WTA pare sintomatico di un fatto: la “leonessa” non ha particolare interesse a ricostruirsi una buona classifica, ma preferisce fare qualche comparsata qua e là nel circuito, in quello che ha tutta l’aria di un lento tour d’addio. A Gstaad (dove c’era anche Martina Trevisan, qualificata ma sconfitta oggi da Victoria Kuzmova) l’hanno accontentata, ma se i risultati sono questi difficilmente troverà organizzatori pronti a darle inviti come se piovesse. Quest’anno Francesca non ha parlato apertamente di ritiro, forse anche perché nel 2017 aveva annunciato l’addio a fine stagione e poi era stata costretta a tornare sui propri passi da un mese da star, con il successo nel WTA di Bogotà seguito dalla finale a Rabat, ma sembra ormai probabile che il prossimo anno non la vedremo più nel Tour, a meno che non dovesse ritrovare di colpo una forma interessante in una stagione che l’ha vista mostrare qualche lampo solo a Parigi. Il Roland Garros è l’unico torneo dove ha vinto qualche partita, precisamente tre, necessarie per superare le qualificazioni e regalarsi il suo Slam numero 70. Dovesse restare l’ultimo, la sua carriera si chiederebbe con tante soddisfazioni ma anche un doppio rimpianto, proprio legato ai tornei del Grande Slam. Nel 2016 all’Australian Open era stata costretta a dire addio per un solo torneo al record di 62 partecipazioni consecutive di Ai Sugiyama, fermandosi a 61 dopo la sconfitta nelle qualificazioni, mentre se non dovesse più giocare alcun Major chiuderebbe la carriera a una sola partecipazione dalle 71 complessive di Amy Frazier, seconda di tutti i tempi (uomini compresi) dietro alla sola Venus Williams. Come premio alla carriera meriterebbe almeno l’aggancio.
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