La Errani lotta fino all’ultima palla, ma non riesce a colmare il divario tecnico con Victoria Azarenka. E’ stata penalizzata da un pizzico d’emozione e dalla seconda di servizio. 
Victoria Azarenka sfiderà Serena Williams in finale

Da Roma, Riccardo Bisti – 18 maggio 2013


“Io do sempre il massimo. In ogni torneo, in ogni partita. Che sia la finale del Roland Garros o il primo turno di un torneo da 10.000 dollari”. Lo spirito di Sara Errani è sempre il solito, ma non era abituata a giocare in una situazione del genere. Prima italiana in semifinale al Foro Italico, 46 anni dopo Lea Pericoli (28 anni fa si giocò a Taranto), su un Centrale con 10.000 persone tutte per lei. Peggio: scandivano il suo nome. “Sarita” ha imparato a giocare sui campi più grandi, ma il tifo sfacciatamente a favore non lo conosceva. E’ quella spinta che ti intrippa le gambe, irrigidisce i muscoli. Hai bisogno di un po’ di tempo per trasformarlo in forza. Il merito di Victoria Azarenka e di non averglielo concesso, giocando una semifinale quasi perfetta e terminata con il punteggio di 60 75. La Errani è scesa in campo con le gambe tremanti, più di quanto non le fosse accaduto nella finale del Roland Garros. Per iniziare a capirci qualcosa, ha dovuto aspettare 18 punti (di cui 15 vinti dalla Azarenka). Due rovesci vincenti sembravano poter dare la scossa, ma alle difficoltà psicologiche si aggiungevano quelle tecniche. Intendiamoci: la Errani farà sempre fatica contro la Azarenka. Nella situazione tattica che più le si addice (rovescio contro rovescio), è inferiore alla bielorussa. Non è un caso che sia stata seppellita da colpi vincenti da quella parte. Proprio lei che recupera le palle dalla spazzatura. La Azarenka ha avuto due meriti: non sbagliare nulla nel primo set e pochissimo nel secondo, e non farsi distrarre da due interruzioni per pioggia che avrebbero potuto scombinare le carte. Senza dimenticare un campo che si è ulteriormente appesantito, dando un piccolo vantaggio alla Errani. Il primo stop arrivava sul 4-0, figlio del tipico acquazzone primaverile. Le due tornavano in campo dopo mezzora e la musica non cambiava: un bel passante della Errani dava una modesta illusione, ma Vika saliva prima 5-0 e poi 6-0 con un dritto anomalo sulla riga.

Come durante Nadal-Fognini, al cambio di campo a fine primo set, le casse del Campo Centrale hanno passato “Try” di P!nk, come a voler spingere l’azzurra a non mollare. Lei ha recepito il messaggio, tornando in campo prima che Eva Asderaki chiamasse il “time”. Smaniava, come le squadre di calcio che tornano in campo in anticipo per il secondo tempo, desiderose di rimontare. Una palla corta vincente sembrava darle la scossa, tanto da procurarsi due palle break in avvio. La Azarenka era perfetta in entrambe le occasioni, con una bella discesa a rete e la classica combinazione servizio-dritto. La Errani interrompeva l’emorragia nel secondo game, poi sul 2-1 e 30-30 arrivava un’altra spruzzata d’acqua, più leggera della precedente. Dopo 10 minuti si riprendeva e si giocava un game eterno, vinto dalla Azarenka grazie alle modeste seconde palle della Errani. Il servizio è il problema principale quando gioca con le più forti. A questo, si aggiungeva una certa vulnerabilità sul lato destro. Ma la grinta di Sarita non conosce limiti: arrivava così il break del 3-2 (aiutato da due doppi falli della bielorussa) e iniziava un’altra partita, quantomeno equilibrata. La palla della Errani era un filo più profonda, cercava di essere più aggressiva con il dritto….e la Azarenka sbagliava finalmente qualcosa. L'ovvia conseguenza era il break al nono gioco, sancito da un punto che ha mandato in visibilio i 10.000 del Centrale: ha chiamato a rete Vika e l’ha scavalcata con un morbido pallonetto. Delirio al Foro Italico.

Ma poi subentrano i pensieri, quel clima che ti è amico ma allo stesso tempo ostile. E così, sul 5-4 15-15, Sara chiede troppo al suo rovescio lungolinea e lo spara fuori. Così come il dritto nel punto successivo. Tanta fatica svaniva nella volèe vincente della Azarenka (nonostante il passante di Sara fosse stato deviato dal nastro). Sul 5-5 c’era un’altra minuscola chance: dal 40-15, stavolta era la Azarenka a commettere due errori. Sul 40-40, un dritto vincente della Errani finiva fuori di un soffio. Sul 5-6, annullava due matchpoint (il secondo con un bel dritto in avanzamento), si procurava la palla-rifugio per il tie-break, ma veniva infilzata dall’ennesima risposta di dritto, peraltro sulla riga. Le speranze erano ormai terminate. L’avventura romana della Errani finisce in semifinale e tutto sommato è giusto così. L’esperienza le servirà l’anno prossimo, quando si presenterà (quasi certamente) da numero 1 italiana. E allora potrà sognare di fare ancora meglio e toccare vette inesplorate da tanti anni. Scrostare tanti anni di mancati successi non è facile. La Errani ha messo un po’ di vernice nuova. L’anno prossimo proverà ad ultimare il lavoro. Da qualche parte bisogna pure cominciare.