Il norvegese ha avuto la meglio su Jaume Munar e ha guadagnato la sfida con il numero uno al mondo nei quarti di finale

Foto Brigitte Grassotti

ROMA – Tre incroci, tutti indoor, tre vittorie di Jannik. Sei set a zero, e un numero di giochi perduti dal campione di casa nostra che è andato via via diminuendo: nove nella prima sfida (nel 2020 a Vienna), sei nella seconda (un anno dopo, ancora nella capitale austriaca) tre nell’ultima sfida, nelle Finals dello scorso novembre a Torino (un secco 6-1 6-2). Se i precedenti del quarto di finale di domani sera tra Sinner e Ruud sembrano non lasciargli scampo, se il suo palleggio non sembra infastidire troppo il campione di Sesto, il placido norvegese non si è certamente già arreso, forte anche del suo record di 128 incontri vinti sulla terra battuta, nessuno ha fatto meglio nel circuito dal 1990. «Un conto è vincere partite, un altro è fare strada nei grandi tornei – ha detto Casper dopo aver battuto Munar – io per fortuna posso dire di aver fatto in questi anni entrambe le cose, anche se a mio parere il più forte su questa superfice resta Alcaraz. Però è innegabile, sulla terra battuta mi trovo bene, la considero il giardino di casa mia. E quest’anno le cose stanno andando piuttosto bene, direi».

Due volte finalista al Roland Garros, tre semifinali al Foro Italico nel curriculum, Ruud, 26 anni, numero 7 del ranking – ma nel caso dovesse battere Sinner scavalcherebbe Djokovic – è reduce dal successo di Madrid, il primo “1000″ della sua carriera. Ha una serie positiva di nove incontri, ma dall’altra parte della rete troverà il numero 1 del mondo, che da parte sua ha vinto le ultime 24 partite giocate, proprio quel Sinner che Casper ha difeso con parole molto chiare a proposito della vicenda doping. «L’ho sempre considerato innocente ed estremamente sfortunato per quanto riguarda il modo in cui la sostanza è entrata nel suo organismo – ha detto circa un mese fa – è dura essere sospesi per tre mesi quando sei innocente. Non ho mai visto Jannik come qualcuno che avrebbe intenzionalmente drogato o imbrogliato. All’inizio, prima di comprendere il caso e l’evoluzione degli eventi, ho pensato ci fosse qualcosa di strano, forse anche della discriminazione a favore del numero 1 del mondo. Poi, però, ho compreso il caso e le regole. Leggendo i documenti e capendo come funziona il processo in questo genere di casi, ci si rende conto che non c’è stata nessuna discriminazione».

E’ la partita di domani? «Sarà uno dei match più difficili dell’anno. L’ultima volta, a Torino, sono stato battuto piuttosto nettamente, ci incontriamo di nuovo in Italia ma su un’altra superficie. Jannik mi sembra tornato già in buona forma, ma anch’io mi sento bene, sarà una bella partita». Contro Munar, nell’incontro che era originariamente programmato per ieri sera, Ruud ha vinto abbastanza tranquillamente, ottenendo un break per set. «Jaume lo conosco bene, quest’anno avevamo sostenuto già un paio di battaglie, negli Open d’Australia ho vinto in cinque set mentre nel torneo di Dallas è finita 7-6 per me al terzo set. Sono contento del livello del mio tennis, anche della mia concentrazione. Ieri siamo stati nove o dieci ore al Foro, senza sapere se avremmo giocato o no. Poi a tarda ora siamo tornati in albergo, e oggi il ritorno qui. Ma ho vinto, questo conta. E sono pronto per un’altra battaglia».